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Circolare Brunetta: facciamo due conti

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Applicare la “circolare Brunetta” nella scuola non sarà facile e, forse, provocherà persino un aggravio di costi per le casse dello Stato.
Proviamo a fare due conti.
La circolare prevede che per ogni assenza, anche di un solo giorno, sia necessario disporre la visita fiscale.
Norma sacrosanta: i “furbi” avranno vita difficile anche perché adesso la legge amplia la fascia oraria all’interno della quale bisogna essere reperibili al proprio domicilio (dalle  8 alle 13 e dalle 14 alle 20).
Ma già questo punto crea le prime difficoltà: se il paziente può uscire di casa solo dalle 13 alle 14 come gli sarà possibile recarsi dal proprio medico per farsi visitare e certificare la malattia ?
Il problema ha molto in comune con i “paradossi logici” che hanno messo in difficoltà i filosofi, dai sofisti fino a Bertand Russell (ma forse al Dipartimento della Funzione Pubblica ha già pronta la soluzione).
In realtà, secondo le regole in vigore,  il dipendente può benissimo allontanarsi dal proprio domicilio anche durante l’orario di reperibilità a condizione però di comunicarlo anticipatamente all’ufficio da cui dipende.
Ma vediamo cosa può accadere nel caso di un’assenza per un solo giorno.
Di buon mattino,  l’insegnante telefona alla propria scuola e comunica che starà a casa un giorno e che, poniamo, dalle 16 alle 18 sarà fuori casa per recarsi dal proprio medico.
La scuola dovrà comunque disporre la visita fiscale.
Supponiamo che il medico dell’ASL si rechi dall’insegnante proprio alle ore 17, mentre il dipendente è dal medico di famiglia.
A quel punto il medico lascerà un avviso nella buca delle lettere dell’insegnante e tornerà uno o due giorni dopo,  quando l’assenza si sarà già conclusa.
L’ASL, a sua volta, notificherà alla scuola che il medico fiscale si è recato due volte presso il domicilio del dipendente senza poter effettuare la visita di controllo.
Probabilmente l’ASL emetterà una parcella per due visite di controllo (più o meno 40 euro in tutto); il dirigente dovrà chiedere chiarimenti ufficiali all’insegnante che presenterà a sua volta il certificato medico sul quale avrà avuto cura di farsi annotare l’ora di rilascio del certificato da parte del medico di famiglia.
Risultato: notevole giro di carta, possibile aumento di contenzioso, rapporti più tesi fra insegnanti, ufficio di segreteria e dirigente scolastico e via discorrendo.
L’erario trattiene circa 8-9 euro dallo stipendio dell’insegnante, ma la scuola ne spende 40 per due tentativi di visita fiscale !
Ma può esserci anche un altro caso: il dipendente chiede 7 giorni di malattia, se ne sta tranquillamente rinchiuso in casa dalle 8 alle 20 in attesa della visita fiscale, alle 20 e un minuto esce di casa e si dà alla vita notturna, pronto per un bel “cornetto e cappuccino” in uno dei bar primi ad aprire.  Alle 8 rientra in casa e si infila a letto, stanco ma felice, in attesa del medico fiscale. La legge è rispettata, il “furbo” la fa franca e il povero insegnante che è stato a casa un giorno solo per non creare troppi disagi ai propri alunni deve invece rispondere alle richieste di chiarimenti del dirigente che vuole legittimamente sapere per quale motivo il medico fiscale non lo abbia trovato in casa.
Ma c’è di più: se si considera che per le assenze brevi sullo stipendio degli insegnanti viene trattenuto un importo di circa 8-9 euro, se ne deduce che per le assenze di uno o due giorni lo Stato non solo non risparmierà nulla ma addirittura ci rimetterà (una visita fiscale costa in media 20-25 euro).
Per il personale ATA la trattenuta risulta nettamente più bassa e quindi, per “ammortizzare” il costo della visita fiscale, sarà necessario che l’assenza duri almeno una settimana.
Insomma: le complicazioni sono assicurate, i risparmi proprio per niente.
Senza considerare che le visite fiscali andranno pagate utilizzando i fondi ordinari; a conti fatti il costo annuo delle visite necessarie per una scuola di medie dimensioni sarà pari a quello di 4-5 computer. Con buona pace di una delle tre I (Internet) che secondo il Governo dovrebbero caratterizzare la scuola italiana.
Qualche “liberista” potrebbe persino aggiungere: se ogni scuola italiana dovrà risparmiare 2mila euro all’anno per consumi intermedi, le spese per attrezzature didattiche diminuiranno complessivamente di 20milioni di euro;  una ulteriore frenata per i consumi di cui non c’è davvero bisogno in questo momento.