Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, come riporta La Repubblica, ha inviato una circolare alle scuole in merito alle occupazioni degli studenti, firmata dal capo dipartimento, Carmela Palumbo. Eccone il contenuto:
“L’occupazione espone gli studenti a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici”, che le scuole “sono tenute a denunciare”. Per gli studenti anzitutto “occorre valutare l’applicazione delle misure disciplinari previste dal Regolamento di ciascun istituto”. Ed è anche necessario “stimare la portata dei danni degli eventuali atti vandalici, considerando che troppo spesso se ne fa carico l’intera collettività e non gli autori”. Per questo, scrive il Mim, “dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie e per il ripristino di arredi, pc e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola”.
“Anche in quest’anno scolastico – si legge ancora nella circolare – alcune scuole sono state teatro di occupazione da parte di gruppi di studenti che hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni, per periodi considerevoli, ledendo il diritto costituzionale allo studio della maggior parte degli studenti non aderenti alle occupazioni e causando, in molti casi, danni consistenti agli arredi sia fissi che mobili, alle dotazioni laboratoriali e alle strutture”.
“Molti dirigenti scolastici – si aggiunge – hanno messo in atto, sin dall’inizio, tutte le possibili strategie per far fronte a queste situazioni, mostrando la disponibilità al dialogo e all’ascolto e proponendo alternative quali l’assemblea o la co-gestione. Non sempre, tuttavia, si è raggiunto il risultato sperato, a volte anche a causa della presenza durante le occupazioni di soggetti esterni alle scuole”, prosegue Palumbo.
Da qui le misure disciplinari, “tenendo conto delle modalità delle occupazioni che nei casi più gravi hanno persino impedito l’accesso al dirigente scolastico e al personale di segreteria, causando non solo l’interruzione dell’attività didattica, ma impedendo anche il regolare svolgimento delle funzioni amministrative”, conclude la circolare.
Qualche giorno fa sono arrivati i complimenti del ministro Giuseppe Valditara per l’operato del preside del liceo Tasso di Roma, Paolo Pedullà, per avere adottato il pugno duro sui 170 studenti che ad inizio dicembre hanno occupato per quasi una settimana l’istituto capitolino da lui diretto negando il diritto allo studio ai compagni e producendo diversi danni materiali all’istituto, come la vetrata dell’ingresso rotta, diverse serrature manomesse e la sottrazione di oggetti vari d’ufficio. Le sanzioni proposte dal dirigente agli organi collegiali dell’istituto sono a dir poco esemplari, anche se ha tenuto a dire che “non sono punitive ma educative”: ben 10 giorni di sospensione dalle lezioni, di cui 8 da svolgere con attività socialmente utili, più 5 in condotta al termine del primo quadrimestre.
Di diverso parere, praticamente opposto, si sono detti i politici del Pd romano. Secondo Enzo Foschi, segretario del Partito democratico capitolino, “chi occupa una scuola lo fa per manifestare un disagio e porre domande – lo abbiamo fatto in tanti di tante generazioni – ma se le risposte che arrivano sono 5 in condotta e sospensioni proprio non ci siamo”.
Michela De Blase, capogruppo Pd in commissione bilaterale Infanzia e Adolescenza, parla di “punizione durissima” che “non risponde ai valori di inclusività che dovrebbero essere alla base delle istituzioni scolastiche. La scuola non è luogo di punizione ma di dialogo”. E ancora: “Il principio punitivo non può prevalere” su quelli educativi e formativi”.
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