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Cisl Scuola: “Dopo il via al Piano Scuola 4.0 investire sui docenti”. Gilda: “Si riconosca la peculiarità della professione”

Come abbiamo riportato ieri sono stati destinati, nell’ambito del “Piano Scuola 4.0”,  2,1 miliardi di euro, provenienti da risorse europee e soldi del PNRR, alla trasformazione di 100.000 classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e alla creazione di  laboratori per le professioni digitali del futuro negli istituti scolastici del secondo ciclo. 

A commentare positivamente, seppur con una nota critica, l’operato del Ministero dell’Istruzione è stata Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola, in un comunicato stampa. “È certamente una buona notizia l’avvio del piano scuola 4.0 per creare ambienti innovativi di apprendimento, nell’ambito degli investimenti previsti dal PNRR. Ha ragione il ministro Bianchi a sottolineare come gli ambienti influiscano sui processi di apprendimento e siano condizione indispensabile per l’innovazione delle metodologie didattiche. Una convinzione che si è rafforzata anche nella drammatica esperienza dell’emergenza pandemica e del lockdown, dove sono emersi con ancor più evidenza i disagi dovuti all’insufficienza o all’assenza di infrastrutture digitali, rivelatasi in molti casi ostacolo insormontabile e causa non secondaria di squilibri e disparità che ancora caratterizzano la presenza del nostro sistema scolastico nelle diverse aree del Paese”, ha scritto.

La Barbacci ha ribadito che si tratta di provvedimenti che il suo sindacato auspica vengano adottati da tempo: “Una priorità, quella di un ammodernamento della rete scolastica in chiave di efficientamento energetico e digitalizzazione, che la Cisl Scuola aveva chiaramente indicato in un suo documento nel dicembre 2020 e su cui l’attuazione del PNRR può consentire di compiere un passo molto importante”.

Tuttavia, c’è ancora molto da fare, secondo Cisl Scuola, per una scuola migliore. Innanzitutto, secondo Barbacci, bisogna mettere al centro la condizione dei docenti e le loro necessità: “Non va dimenticato che per l’efficacia e la qualità del nostro sistema scolastico la risorsa decisiva resta la professionalità del personale, su cui occorrerebbe pertanto investire con altrettanta decisione. Non ci sono al momento in questo senso segnali incoraggianti, non lo è certamente limitarsi a prospettare futuribili e ristrette élite di eccellenze mentre sarebbe indispensabile sostenere da subito la motivazione di un intero corpo professionale con un segno concreto e tangibile di apprezzamento. C’è un contratto da rinnovare, si faccia lo sforzo necessario perché possa rappresentare almeno un primo passo verso il recupero di una condizione retributiva meno sperequata nei confronti interni e internazionali”.

La segretaria nazionale Cisl Scuola conclude augurandosi che la categoria dei docenti venga, dal prossimo Governo, considerata come merita: “Soprattutto si riconosca non soltanto il ruolo decisivo che il protagonismo attivo del personale riveste nella gestione ordinaria e quotidiana delle attività scolastiche, ma anche la sua valenza strategica nei processi di innovazione, tanto più efficaci quanto più partecipati e condivisi. Un concetto affermato in modo esplicito nel Patto per la Scuola e che sembra invece del tutto ignorato in recenti interventi legislativi. Su questi temi il mondo della scuola valuterà l’azione del prossimo Governo, e prima ancora le proposte su cui le diverse forze politiche vorranno caratterizzarsi nella campagna elettorale in atto. Ma anche il governo Draghi, se vuole, può ancora dare in questo senso qualche risposta: sarebbe quanto mai importante e necessaria”.

Le dieci proposte della Gilda degli Insegnanti per una scuola migliore

Sulla centralità dei docenti nel sistema scolastico è sulla stessa lunghezza d’onda un altro sindacato, la Gilda degli Insegnanti. Quest’ultimo ha elaborato delle proposte dirette alle forze politiche da cui partire per riformare la scuola, divise in dieci punti.

  1. Valorizzazione della docenza attraverso l’istituzione di un contratto specifico che riconosca la peculiarità non impiegatizia della professione docente.
  2. Istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza, anche con articolazioni regionali, che garantisca l’esplicazione della libertà di insegnamento, prevista dalla Costituzione, anche per istituire garanzie nel delicato settore delle sanzioni disciplinari.
  3. Introduzione del Presidente elettivo del Collegio dei docenti del quale vanno rafforzate le prerogative, nel campo della didattica.
  4. Revisione del sistema dell’autonomia delle scuole introdotto con la legge n. 59 del 1997, in una visione non aziendalistica delle Istituzioni scolastiche. La revisione degli organi collegiali riveste una particolare urgenza, con una chiara divisione tra le competenze sulla didattica e quelle amministrative. Nei futuri Consigli di Istituto la presenza della componente docente dovrà essere rafforzata, evitando comunque la moltiplicazione degli organismi. La contrattazione di secondo livello dovrà svolgersi per ambiti distrettuali o reti di scuole, superando l’attuale livello di singola istituzione scolastica.
  5. Introduzione di un organico di istituto funzionale, stabile, di durata pari al corso di studi che garantisca la stabilità del corpo docente, e la necessaria continuità didattica. Al Collegio dei docenti deve essere attribuita la facoltà di deliberarne l’utilizzo finalizzato esclusivamente agli interventi destinati agli alunni.
  6. Generalizzazione della Scuola dell’Infanzia Statale sul territorio nazionale, essendo intollerabile che una gran parte del paese sia oggi costretta ad avvalersi della sola scuola privata in questa fascia di età.
  7. Soluzione dell’annoso problema del precariato mediante la stabilizzazione, nel rispetto delle norme europee, di tutto il personale con almeno tre anni di servizio; contemporaneo avvio di un sistema di reclutamento serio, efficiente e definitivo.
  8. Riconoscimento dell’anzianità di servizio quale elemento fondamentale della carriera dei docenti, in analogia a quanto avviene negli altri paesi europei, valutazione, attraverso un sistema di garanzie, degli eventuali demeriti. Abrogazione delle norme che prevedono forme di aggiornamento obbligatorio, in contrasto con la libertà di insegnamento ed effettiva retribuzione delle attività di aggiornamento professionale.
  9. Considerazione delle peculiarità della funzione docente, in relazione alla riforma pensionistica, prevedendo, al raggiungimento di un’elevata anzianità di servizio, una riduzione dell’orario di insegnamento, o forme di part time e pensione negli ultimi cinque anni di servizio.
  10. Fondamento di ogni richiesta precedente: incremento dei finanziamenti per l’Istruzione, essenziali per lo sviluppo futuro del paese, come previsto dalle direttive europee, in termini reali rapportati al PIL, garantendo innanzi tutto una retribuzione dignitosa ai docenti italiani.

Ciò che emerge da questo elenco è la necessità per i docenti, secondo la Gilda, di essere maggiormente riconosciuti, soprattutto a livello contrattuale.

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Redazione

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