Se l’organico potenziato non funziona non è certamente colpa né del dirigente scolastico né del collegio dei docenti: è la posizione espressa dalla Cisl Scuola in una nota indirizzata ai propri dirigenti scolastici.
All’inizio del 2015-16, si legge nella nota, “erano in molti a ritenere che la straordinaria risorsa professionale aggiuntiva dei 48.812 posti del cosiddetto organico di ‘potenziamento’ potesse effettivamente concorrere a realizzare sul piano pedagogico, organizzativo e didattico gli obiettivi del Piano dell’Offerta Formativa, pur nel rispetto delle ‘priorità’ declinate dal comma 7”.
“Ma la realtà dei fatti – spiega la Cisl – ha dimostrato che le cose non sono andate nel verso auspicato, con la conseguente e generalizzata frustrazione della generosità e dell’impegno con i quali la comunità professionale aveva ritenuto di poter finalmente esercitare le prerogative dell’autonomia”.
“Le scuole – si legge ancora nella nota – in sede di predisposizione del PTOF, si sono diligentemente esercitate nell’individuazione del ‘fabbisogno dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa’ (comma 14, punto 2, lett.b) a richiedere tipologie professionali coerenti con gli obiettivi opportunamente programmati, nella convinzione, rivelatasi errata, che bastasse ‘chiedere’ per vedere soddisfatte le condizioni programmate di agibilità organizzativa e didattica”.
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Per la verità, fin dal settembre del 2015 (e forse anche da prima) la nostra testata aveva sottolineato le incongruenze della legge e aveva previsto che fra richieste e organico assegnato non ci sarebbe stata quasi nessuna corrispondenza.
La legge infatti pone vincoli precisi: l’organico potenziato deve assicurare prioritariamente la copertura dei posti vacanti e disponibili, garantire la sostituzione dei docenti assenti per la copertura di supplenze temporanee fino a dieci giorni, le assunzioni sono finalizzate allo svuotamento delle graduatorie e così via.
Alla resa dei conti per due anni consecutivi le lezioni sono iniziate spesso in ritardo e la tanto decantata continuità didattica resta una chimera.
“Legittime e comprensibili – sostiene la Cisl – le preoccupazioni e il risentimento di studenti e famiglie, ma altrettanto comprensibile l’indignazione della comunità professionale per essere colpevolizzata a causa di una situazione obiettivamente caotica, rispetto alla quale non può esserle imputata alcuna responsabilità”.
In questo contesto è risultato “inevitabile, ma ingiusto e segno di scarsa onestà intellettuale, che qualcuno arrivi a far carico al dirigente del mancato soddisfacimento di tante attese alle quali, nelle condizioni descritte, assai difficilmente si riuscirebbe a dare risposta”.
Resta da capire se davvero tutte le scuole stiano facendo tutto il possibile per impiegare nel modo più produttivo l’organico potenziato: di fronte alle molteplici segnalazioni (alcune assurte clamorosamente agli onori delle cronache nazionali) di docenti che trascorrono il tempo in sala insegnanti in attesa di sapere cosa fare sorge il dubbio che forse una maggiore capacità progettuale della comunità scolastica potrebbe servire, almeno, a limitare i danni.