I sindacalisti della Cisl respingono l’indiscrezione di congelare i contratti dei dipendenti pubblici fino al 2014, ricordando che le retribuzioni sono già ferme dal 2010, ”mentre la spesa pubblica continua a crescere”.
Sarebbe ”un atto sbagliato che colpirebbe il bersaglio sbagliato”, sostengono Faverin e Scrima: ”Non è la spesa per il personale che zavorra le finanze pubbliche, ma gli sprechi e la cattiva organizzazione. Dal 2006 in 5 anni il numero dei dipendenti pubblici è calato del 7,5%, nella scuola il calo è stato ancora più marcato”.
I lavoratori pubblici ”hanno diritto ad un rinnovo di contratto così come il privato”, aggiungono i due sindacalisti insistendo sul fatto che ”tre anni di blocco sono già un tempo intollerabile, che pesa come un macigno sui bilanci di famiglie colpite dalla crisi. Nella scuola gli stipendi sono già nettamente più bassi che nel resto del mondo e nel pubblico impiego la media della retribuzione netta è di 26.600 euro all’anno. Ma se dalla media si escludono i dirigenti si passa a poco più di 20mila per i ministeri, meno di 22mila per le autonomie locali, a 23mila per la sanità. Bloccare queste retribuzioni è inaccettabile, soprattutto quando stipendi e prebende di posizioni apicali, dirigenza non contrattualizzata, corpi diplomatici continuano pesare sui contribuenti con retribuzioni a sei cifre”.
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