Per la stragrande maggioranza dei giovani italiani Parma va ricordata non per il suo splendido Battistero ma per la squadra di calcio; Modena poi è notissima per essere la provincia di “casa Ferrari” ma del tutto sconosciuta come città sede di uno straordinario duomo romanico impreziosito dalle sculture di Wiligelmo.
E’ il risultato, preoccupante in verità, di una indagine sull’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole medie superiori promossa dall’Unicab e presentato nei giorni scorsi a Roma alla presenza del Ministro Tullio De Mauro.
In realtà le uniche mete artistiche e culturali conosciute dagli studenti italiani sono le città di Roma, Firenze e Venezia. Città importanti e ricche di tesori come Verona, Ferrara e Urbino sono pressoché sconosciute. Addirittura una percentuale minima di studenti conosce la Valle dei Templi di Agrigento o il Maschio Angioino di Napoli.
Uno studente su due ritiene che la colpa di questa situazione sia da addebitare alla scuola; ancora più severi sono i loro genitori che (per il 60 per cento) ritengono che la scuola faccia poco o nulla per promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese.
Un ragazzo su tre e due genitori su 5 lamentano la mancanza di gite, visite guidate e iniziative che possano avvicinare i giovani al patrimonio artistico.
Ma anche le famiglie poco fanno per aiutare i figli ad apprezzare le meraviglie artistiche che abbondano in ogni città italiana: solo il 28 per cento viaggia per motivi culturali e il 72 per cento dei genitori va dappertutto fuorché nelle città d’arte.
Cosa si può fare allora per invertire la tendenza ?
Il Ministro De Mauro sostiene: "Tutti gli insegnanti, qualunque sia la loro materia, dovrebbero essere formati per mostrare ai ragazzi quale straordinario libro di testo ci sia appena fuori le mura scolastiche".
Il problema insomma è complesso anche perché, in ogni caso, la storia dell’arte è materia di insegnamento solo nei licei mentre – in ogni caso – sarebbe bene che l’obiettivo di far conoscere ai ragazzi il ricco patrimonio artistico del nostro Paese venisse tenuto presente già nella scuola dell’obbligo. La commissione di super-esperti che sta rivedendo i curricoli della nuova scuola post-riforma dovrà necessariamente tener conto del problema e cercare – in qualche misura – di porvi rimedio.
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