Un obiettivo ambizioso da raggiungere entro il 30 settembre. Raccogliere 500mila firme per otto referendum su quattro temi: legge elettorale, Jobs Act, ambiente e scuola.
Una vera corsa contro il tempo per l’ex esponente del Partito democratico. Un appoggio traversale da Nord a Sud che al momento si assesta tra le 250 e le 300 mila firme. Il Meridione, però, sta facendo la ‘parte del leone’ con ottimi risultati in Basilicata e Sicilia (in particolare a Ragusa e Palermo).
I quesiti puntano a modificare alcuni aspetti delle recenti misure approvate dal governo Renzi. I primi due quesiti riguardano l’Italicum puntano alla “eliminazione dei capilista bloccati e delle candidature plurime” e alla “eliminazione della legge elettorale con premio di maggioranza”. Altri due riguardano l’ambiente e la “riconversione ecologica dell’economia” e “l’eliminazione delle trivellazioni in mare”. Il quinto quesito, invece, vuole abrogare “le procedure speciali per le grandi opere volute nel 2001 dal Governo Berlusconi”. Il sesto e settimo quesito, invece, propongono l’ eliminazione del demansionamento del lavoratore previsto dalla riforma e proponendo la cancellazione del “contratto a tutele crescenti” con la reintroduzione dell’articolo 18. Ultimo, ma non meno importante, quello sulla ‘Buona Scuola’ con l’eliminazione del potere di chiamata del preside-manager, la famosa figura del “super-preside”.
GLI OTTO QUESITI REFERENDARI
1° QUESITO: Eliminazione dei capilista bloccati e delle candidature plurime
2° QUESITO: Eliminazione della legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza, capilista bloccati e candidature plurime
3° QUESITO: Riconversione ecologica dell’economia: eliminazione delle trivellazioni in mare
4° QUESITO: Riconversione ecologica dell’economia: eliminazione del carattere strategico delle trivellazioni
5° QUESITO: Riconversione ecologica dell’economia: dalle grandi alle piccole opere
6° QUESITO: Tutela del lavoratore: esclusione del demansionamento
7° QUESITO: Tutela del lavoratore dai licenziamenti illegittimi.
8° QUESITO: Tutela della docenza e dell’apprendimento: eliminazione del potere di chiamata del preside-manager.
In esclusiva, ai microfoni de ‘La Tecnica della Scuola’, Pippo Civati ci racconta la sua idea di scuola e perchè è contrario a ‘La Buona Scuola’, uno dei provvedimenti simbolo dell’azione del governo Renzi:
Onorevole Civati, cosa non le piace della riforma della Scuola di Renzi e cosa invece va mantenuto?
La scuola di Renzi è meno laica, meno pubblica, meno collegiale e insomma per niente buona. La soluzione individuata per le assunzioni ha portato a esiti caotici e dolorosi. Troppe le deleghe che affidano al governo decisioni importanti su questioni fondamentali. Sinceramente salverei molto poco perché è molto poco in linea con quanto avevamo promesso agli elettori.
Perché il ‘preside manager’ rappresenta una minaccia per l’istituzione scolastica? E sull’educazione alla parità tra i sessi che molti hanno contestato qual è il suo pensiero?
La parità è fondamentale e non c’entra nulla con la peraltro inesistente teoria del gender. In Italia con il maschilismo che impera la parità è un concetto fondamentale che educa alla uguaglianza nella differenza. Il preside-manager, che abbiamo scelto come obiettivo della nostra proposta referendaria, è la norma-bandiera della legge ed è analoga alla figura del capo di partito che nomina i parlamentari, al trivellatore che decide a Roma quello che succede nelle comunità locali, al datore di lavoro che ha meno ostacoli non verso i licenziamenti dovuti ma a quelli discriminatori e illegittimi. Per di più apre spero involontariamente a dinamiche clientelari.
L’idea di ‘Scuola’ del Movimento Possibile in particolare su sgravi fiscali alle paritarie e lotta all’abbandono scolastico e risoluzione del precariato?
Noi difendiamo la scuola pubblica, che deve essere meglio finanziata. E l’abbandono scolastico dovrebbe essere la nostra principale ossessione. Il tema prioritario.
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