Secondo il presidente tuttavia è “singolare” la disavventura capitata ai neolaureati in medicina del secondo ateneo romano, che nei giorni scorsi hanno sostenuto l’esame di abilitazione all’esercizio della professione: “una stangata senza precedenti, passati o presenti, in nessun ateneo italiano”.
Il presidnte di Tdme sottolinea inoltre che “su 48 neo dottori solo in 13 hanno ottenuto l’abilitazione e con voti molto spesso al limite della sufficienza. L’università degli studi di Roma La Sapienza, invece, ha abilitato il 90% dei candidati mentre l’università Cattolica del Sacro Cuore ha abilitato tutti i 35 iscritti alla sessione di esame”. Uscendo dalla Capitale, “l’ateneo di Bologna ha abilitato 73 dei 74 neo dottori. A Bari è andata ancora meglio: tutti promossi”.
Non essendosi verificato nulla di simile in nessuna università italiana, Falconi ritiene “legittimo” pretendere una risposta dal Ministero competente.
“Far conseguire la laurea in medicina e chirurgia a 35 neo dottori e poco dopo bocciarli all’esame di abilitazione stona molto, quantomeno con la prassi. Tutti asini? E se anche fosse così, di chi sarebbe la responsabilità? L’unica certezza- sottolinea- è che per 35 giovani laureati e per le loro famiglie si è concretizzato un danno enorme. Dovranno attendere- conclude- un anno prima di potersi iscrivere all’Ordine, di esercitare la professione e di aspirare a concorrere ad un posto in una scuola di specializzazione”.
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