Dopo la presidenza del Consiglio dei ministri, anche il ministero dell’Istruzione, tramite il Capo Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali, Jacopo Greco, assieme al direttore generale della prevenzione sanitaria, Giovanni Rezza, del dicastero della Salute, prendono posizione sulla necessità di far svolgere didattica in presenza agli alunni disabili e con bisogni educativi speciali. Un’eccezione che va mantenuta anche se i contagi sono altissimi e l’emergenza Covid-19 dovesse diventare elevata.
Dopo avere citato i “principi costituzionali” e le “regole vigenti nell’ordinamento scolastico, posti a tutela della piena inclusione e dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità”, la circolare interministeriale si sofferma sulle “specifiche condizioni a vantaggio degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali (BES), così come del resto già disposto in una fattispecie analoga dal vigente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, che introduce la possibilità di svolgere l’attività didattica in presenza, per talune circostanze, anche qualora siano state disposte severe misure restrittive finalizzate al contenimento della diffusione del virus”.
Questo significa, si legge ancora nella Nota interministeriale, che “anche laddove sia stata disposta la sospensione delle attività didattiche in presenza, va garantito ogni qualvolta possibile, secondo quanto di seguito specificato, agli alunni con disabilità o con BES lo svolgimento dell’attività didattica in presenza”.
La presenza di un gruppo di alunni, disabili e Bes, garantisce, tra l’altro, quell’integrazione che non dovrebbe mai venire meno in un contesto formativo: la Nota, tuttavia, non cita le situazioni in cui gli allievi con disabilità o Bes dovessero essere gli unici della classe. In queste circostanze, nell’anno passato è stato più volte indicato, dal dicastero di Viale Trastevere, di collocare in presenza a scuola un “gruppo” di compagni di classe normodotati (anche 2-3), così da non lasciare isolato (a livello di gruppo-classe) l’alunno disabile.
E le scuole dovranno garantire, in contemporanea, “il collegamento telematico con gli alunni della classe che si avvalgono della didattica digitale integrata”: laddove non sia possibile fare didattica “normale”, si ripropone, quindi, l’organizzazione che ha caratterizzato larga parte dello scorso anno dall’ultimo anno della scuola media in poi: docenti e alunni disabili e Bes a scuola, tutti gli altri alunni a casa collegati grazie con le piattaforme telematiche.
La frequenza in classi degli allievi, di tutti i cicli scolastici, con disabilità e bisogni educativi speciali, entrambi ovviamente certificati, non si effettuerà solo in alcune circostanze: niente lezioni a scuola, infatti, qualora non dovesse esservi il “consenso dei genitori degli alunni”; se gli stessi allievi dovessero essere positivi al Covid-19 o se “manifestino sintomatologia respiratoria o nei quali la temperatura corporea risulti superiore a 37,5°”.
Le lezioni in presenza, inoltre, dovranno svolgersi “per il personale scolastico e gli alunni, laddove non vi sia una specifica esenzione al riguardo”, utilizzando obbligatoriamente “dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2” e adottando “misure igieniche quali, a titolo esemplificativo, l’uso di gel per le mani e la frequente areazione dei locali”.
Sarà anche indispensabile attuare le lezioni in presenza, con disabili e Bes, “in condizioni tali da assicurare un adeguato distanziamento interpersonale”.
Per le scuole dove è presente la mensa, sarà infine “consentita la consumazione dei pasti a scuola a condizione che possa essere mantenuta una distanza interpersonale di almeno due metri”.
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