Nemmeno la diminuzione sensibile di iscritti nelle scuole, dovuta al tasso demografico in forte discesa, ha convinto i governi a ridurre il numero di alunni per classe: si rimane fermi agli eccessivi parametri innalzati, durante l’ultimo Governo Berlusconi, dall’allora ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, quando si è arrivati addirittura a portare a 27 gli iscritti minimi per avviare il primo anno di corso di una classe di scuola superiore. Nel frattempo, l’aumento di esigenze che portano ad una didattica sempre più mirata al singolo allievo e l’esplodere di certificazioni tra gli alunni (con il moltiplicarsi di casi di Sostegno, in particolare di autismo, ma anche più semplicemente di Dsa e Bes che richiedono comunque sempre un Pei) ha reso le lezioni e l’assegnazione dei compiti sempre più personalizzate. Con i docenti spesso in affanno professionale, per per via della burocrazia anch’essa nel frattempo lievitata. La Tecnica della Scuola ha affrontato questi temi con Elvira Serafini, segretaria generale del sindacato Snals-Confsal.
Ai nostri microfoni, la sindacalista spiega che è oggi è innegabile che vi siano “delle classi numerose: c’è un rapporto troppo elevato tra docente e discente. Se il numero in classe è di 30 alunni, ecco che dobbiamo lavorare” sui parametri, ma anche “sugli organici, su un allargamento del numero delle assunzioni” e anche per questo “non accettiamo i tagli al personale”.
Serafini ricorda che il “docente deve intervenire non solo sull’alunno diversamente abile con delle misure mirate al recupero: tutti” gli allievi, infatti, “oggi hanno diritto ad essere considerati e aiutati con interventi calibrati”.
Quindi, Serafini ha sottolineato che “un numero elevato” di alunni per classe “non consente un lavoro coscienzioso e veramente elevato per svolgere le attività di docenza”.
Il sindacato riceve spesso lamentele per questa situazione e anche questo influisce sul cosiddetto burnout.” Sì, certo – commenta ancora la leader dello Snals-Confsal -, il burnout è un una forma di esaurimento per delle situazioni di pesantezza che si vengono a creare. Il docente come può, in presenza anche di 30 alunni che hanno oggettive difficoltà nel seguire la semplice lezione, a porre la giusta attenzione e considerare la difficoltà del momento” con uno studente, “quando ce ne sono altri 29 da seguire a cui dare le stesse opportunità? È umanamente impossibile”.
Secondo Serafini la soluzione sarebbe quella di “un tetto massimo di 20 alunni per classe: si creerebbe una condizione ideale per poter seguire ogni alunno, dando ad ognuno la propria opportunità di migliorare, per arrivare all’eccellenza e pere seguire l’andamento didattico nel migliore modo possibile. Ecco, dobbiamo lavorare per una riduzione del numero per gli adulti di alunni”, conclude la sindacalista.