Un voltafaccia inaspettato: è quello che il Governo è andato a realizzare verso i sindacati poche ore dopo la stipula del Patto per la Scuola, entrando a piedi uniti su quanto pattuito con il ministero dell’Istruzione. Il fatto risale allo scorso 20 maggio e da quel momento il rapporto tra l’esecutivo Draghi e i rappresentanti dei lavoratori è diventato improvvisamente difficile. Le organizzazioni hanno provato a ricucire, hanno preparato decine di emendamenti per tentare di recuperare le promesse di quell’accordo: le assunzioni dei precari da Gps senza limitazioni, la creazione di concorsi fluidi, di una mobilità senza più vincoli, di un contratto con aumenti sostanziosi. Presa coscienza della mancanza di disponibilità ad accogliere le richieste, gli stessi sindacati hanno deciso di scendere in piazza: lo hanno fatto il 9 giugno, con dei presidi organizzati in diverse città. Il clou della protesta si è svolto a Roma, in Piazza Montecitorio, dove si sono dati appuntamento i leader dei sindacati nazionali.
Fratoianni (Si): un problema di credibilità
Al loro fianco c’era anche qualche politico, che ha condiviso le ragioni della loro battaglia: Francesco Verducci, Carmela Bucalo, Matteo Orfini, Mario Pittoni, Vito Di Filippo. Anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana.
“C’è un problema di credibilità – ha detto Fratoianni – perché non esiste al mondo che si traccia una strada positiva, con la fuoriuscita di una condizione, come la precarietà, di un danno a chi sta nella scuola, ma poi due ore dopo un decreto contraddice quello che era stato scritto”.
“La credibilità di chi decide rispetto a chi rappresenta i lavoratori è una cosa seria”, ha concluso Fratoianni.
Sinopoli (Flc-Cgil): ora ci sono i soldi, non disperdiamoli
“Avevamo deciso di proclamare uno sciopero generale per i precari, perché si stava creando una ideologia contraria ai lavoratori. Poi è arrivato il Covid – ha ricordato Francesco Sinopoli, leader Flc-Cgil –, periodo durante il quale è stato detto di tutto”: cose non belle.
Ci sono stati “editorialisti che rappresentavano i docenti e gli Ata come dei fannulloni, come delle persone che rubavano lo stipendio. Poi è cambiato l’ennesimo governo. Ci siamo confrontati con l’ultimo ministro, a cui qualcuno ha detto che i lavoratori della scuola non lavorano. Abbiamo discusso con il ministro Bianchi per due mesi e abbiamo portato a casa un Patto che dice cose chiare e giuste: leggetelo. Quel patto parla della stabilizzazione dei precari, della condizione del personale Ata, dell’abuso nei confronti dei facenti funzioni, della necessità di organici e salari adeguati (lo sappiamo quanto” poco “guadagnate) e di stabilizzare i docenti Covid”.
Sinopoli ha citato il “governo Monti e Renzi: solo che c’è una differenza. Oggi ci sono 13 miliardi e dobbiamo fare in modo che la spesa corrente continui in quella direzione. Abbiamo 213mila posti che ‘ballano’: ne copriranno 30mila. Dobbiamo stabilizzare i precari. Il resto è ideologia. Vogliamo insegnanti stabili. Vogliamo tanta formazione vera, per tutto il personale, non quella che abbiamo visto in questi anni”.
“Il prossimo che mi dice che la parola sanatoria non si può pronunciare gli dico che sbaglia. Mi prendo gli insulti del caso, perché non si può abusare dei contratti a termine. Bisogna fare programmazione, non pensando che il problema si risolverà tra 15 con il calo demografico”, ha concluso Sinopoli.
Gissi (Cisl): Patto sottomesso al calcolo economico
Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola ha detto che il sindacato vuole “parlare con i politici che in V Commissione Bilancio stanno discutendo del decreto Sostegni Bis: la scuola deve stare al centro del Paese. Il 1° settembre ci saranno tantissimi posti per i docenti e per i precari, non dobbiamo sottovalutare questa opportunità. Il Patto per la Scuola? È stato sottoscritto con tanti buoni intendimenti, c’era una visione strategica a breve, medio e lungo termine, collegata con il Pnrr”.
“Poi nelle stanze di Palazzo Chigi – ha detto ancora Gissi – qualcuno ha deciso con un calcolo solo di natura economica, senza contezza di quello che avviene nella scuola, di approvare un decreto con misure insoddisfacenti. Ci sono tanti vuoti. Se il governo non cambia il decreto Sostegni Bis vuol dire che verranno meno le condizioni del patto e che bisognerà ridiscutere con il ministro su quali obiettivi discuterne seriamente”.
Serafini (Snals): il governo ha fatto tutto da solo
“Il decreto Sostegni Bis sta creando tanti problemi di grande rilevanza – ha dichiarato Elvira Serafini, a capo dello Snals – per i precari non avremo la stabilizzazione dei docenti sulle cattedre vacanti, anche per gli organici perché chiedevamo un organico funzionale per avere classi con numerosi alunni e lo sblocco della mobilità”.
“L’assurdo – ha continuato Serafini – è che un docente che partecipa il concorso ed è inidoneo non può riproporre la stessa classe di concorso la volta successiva. Vogliamo la stabilizzazione per i Dsga facenti funzioni, come l’organico per il personale Ata. Il governo ha creato questa situazione e poi nello stesso giorno ha tradito il mondo della scuola”.+
Pacifico (Anief): serve il doppio canale
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha detto che “bisogna aprire un doppio canale di reclutamento in modo permanente, per andare a reclutare i precari docenti inseriti in tutte le fasce delle Gps, senza vincoli se non quello di far conseguire l’abilitazione e la specializzazione per chi ne è sprovvisto. E poi andare a reclutare il personale Ata ed educativo, ma anche gli insegnanti di religione cattolica, con un canale riservato. In secondo luogo, c’è il tema delle assegnazioni provvisorie: il vincolo è stato ridotto da cinque a tre anni, ma rimane e questo è incredibile perché si conferma il vincolo dopo due anni di Covid e isolamento e con i posti liberi aumentati”.
“C’è poi il problema degli organici: le scuole non sono sicure, anche a settembre non lo saranno. Servono più spazi e meno alunni in questi spazi. Questo – prosegue Pacifico – servirà anche per migliorare gli apprendimenti”.
Sui diplomati magistrale assunti e poi licenziati, il leader dell’Anief ha detto: “dai dati che abbiamo risulta che un precario su due è ancora inserito con riserva. Altri potrebbero ancora essere licenziati. Ma che senso ha l’avere superato l’anno di prova, dopo una valutazione collegiale, e poi essere licenziato? Abbiamo presentato come Anief anche per loro emendamenti specifici”.
“Noi abbiamo presentato delle proposte in modo unitario, condividendo la stessa piazza: ora sta alla politica rispondere, per il bene del paese”, ha concluso Pacifico.