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Classi di alunni che non parlano la lingua madre, retromarcia: a Bolzano non si farà, l’obiettivo della scuola è l’inclusione

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Nulla da fare: non si farà la classe di soli alunni con background migratorio programmata dalla scuola primaria di lingua tedesca Goethe, situata nel centro storico di Bolzano. L’annuncio è arrivato dall’intendente scolastica della scuola in lingua tedesca dell’Alto Adige, Sigrun Falkensteiner, che ha detto: “La classe speciale per bambini che non sanno la lingua tedesca alla scuola elementare Goethe di Bolzano non si farà. La scuola dovrà provvedere a formare classi miste”.

Il 5 settembre, quindi, primo giorno di scuola a Bolzano, quando suonerà anche la prima campanella dell’anno scolastico in Italia, la composizione delle classi della scuola Goethe di Bolzano dovrà essere rivista. Durante una conferenza stampa, scrive l’Ansa, ha ribadito l’istituzione ha spiegato che “l’obiettivo della scuola è l’inclusione. Per incentivarla le scuole hanno a disposizioni risorse di vario genere – anche insegnanti di sostegno linguistico – che possono usare a loro discrezione. Questo è quanto ci impone la legge”.

L’intendente ha aggiunto vi è una delibera della giunta provinciale del 2023 in merito alla formazione delle classi che non può essere ignorata e che prevede un “equilibrio” in merito ai vari componenti della stessa. Il direttore per l’istruzione e formazione in lingua tedesca Gustav Tschenett ha anche spiegato che l’assunto che i bambini nelle scuole elementari dell’Alto Adige non imparino il tedesco è sbagliato.

Il direttore ha fornito diversi dati delle competenze linguistiche raggiunte dalle classi e ha anche spiegato che “nelle classi il livello di singoli scolari è talvolta anche molto eterogeneo”.

La professoressa Andea Abel, germanista presso l’Università di Bolzano e direttrice dell’Instituto per la ricerca linguistica del Centro di ricerca applicata Eurac, ha spiegato come diversi studi spieghino che le classi speciali non hanno l’effetto desiderato e che gli aspetti negativi sia da un punto di visto cognitivo che sociale prevalgono. Abel ha anche sottolineato “che il concetto di madrelingua è nato con l’emergere dei nazionalismi nel 19esimo secolo, dove il concetto di cultura nazionale era di importanza strategica anche a livello politico”.

A questo proposito si è chiesta se al giorno d’oggi non “sarebbe forse utile mettere in discussione certi presupposti ideologici” per creare una scuola più aperta, per permetterne uno sviluppo più funzionale.

Nei giorni scorsi, la dirigente della scuola di Bolzano, Christina Holzer, aveva detto al quotidiano Dolomiten che “in una classe tutti gli alunni partono da zero, nessun parla infatti tedesco. Devo garantire l’insegnamento, ma non devo neanche perdere di vista i bambini di madrelingua tedesca”, Holzer si è lamentato anche perché “i corsi di tedesco sono previsti solo per i migranti e non per i bambini italiani, che anche spesso non sanno” la lingua di Goethe.

La dirigente ha quindi tenuto a dire che molti bambini con backround migratorio sono cittadini italiani: “Di 500 alunni solo 47 hanno una cittadinanza straniera, ma il 40% ha difficoltà linguistiche