Quella delle divisioni delle classi a settembre non sarebbe un’idea personale della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ma è una ipotesi su cui sta lavorando attivamente la task force del dicastero di Viale Trastevere per garantire il distanziamento sociale e prevenire il contagio. A dirlo è stato Patrizio Bianchi, presidente del folto gruppo di esperti incaricati di definire la road map per la riapertura delle 8.200 scuole italiane quando si sarà ridotta la portata del Coronavirus.
“Lo scenario zero”
La divisione delle classi, metà in aula e metà online, della quale ha parlato Azzolina, ha detto il professore all’agenzia Ansa, “è quello che noi chiamiamo lo scenario zero, lo scenario di partenza, sul quale stiamo lavorando. Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi. La cosa importante è che ognuno, ma neanche uno di meno, possa usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire”.
Il problema è datato
Bianchi ha detto che l’emergenza Covid “ha evidenziato tutta una serie di problemi che nella scuola italiana c’erano già da anni”.
“Sono dieci anni – ha detto il presidente della task force – che diciamo che la dimensione ideale di una classe è di 10-12 bambini, per superare quelle che, con un’espressione che io odio, vengono chiamate le ‘classi pollaio’. Questa può essere un’occasione, ci sono tante sperimentazioni, anche per provare ad andare oltre le classi. C’è poi il problema dell’edilizia scolastica, che andrà affrontato con uno sguardo pluriennale, ma che ci portiamo dietro da tantissimo tempo”.
Servono patti territoriali
In vista della riapertura delle scuole, ha continuato Patrizio Bianchi, “dobbiamo sforzarci di fare dei patti territoriali per utilizzare gli spazi che esistono”.
“Per fare un esempio – ha proseguito – c’è un liceo di Palermo, a Ballarò, che ha un corso musicale. Già prima di questa emergenza aveva difficoltà di spazi, stiamo facendo un ragionamento con il Teatro Massimo per provare ad ipotizzare delle soluzioni”.
Costi in aumento: ci sono le coperture?
Il tema del numero massimo di alunni per classe ha tuttavia un’influenza notevole sui costi del personale. Oltre alla necessità di trovare aule aggiuntive, quindi di costruire nuove scuole o di trovare locali aggiuntivi, con 10-12 alunni per classe è chiaro che la spesa per i docenti assumerebbe dimensioni notevoli: come minimo, si raddoppierebbe.
La domanda da porre, quindi, è: con quali coperture, parliamo di diversi miliardi di euro, si realizzerebbe l’ambizioso progetto dello sdoppiamento delle classi con più di 12 alunni, visto che oggi la media si colloca tra i 20 e i 25 allievi?
Tempi lunghi e politiche al contrario
Inoltre, ammesso che vi siano i finanziamenti (che in questo periodo di recessione sarebbe difficilissimo reperire), i tempi di attuazione del progetto sarebbe non certo brevi.
Infine, va considerato che nell’ultimo decennio la politica, a partire dalla gestione Berlusconi-Tremonti-Gelmini, ha gestito la scuola con la logica del dimensionamento: ha quasi dimezzato il numero di istituto, ridotto gli organici in modo cospicuo, il tempo scuola e innalzato il numero degli alunni per classe con limiti di 27-28 che rientrano oggi nella piena normalità.
Furlan: serve un confronto a Palazzo Chigi
Il tema è ciclicamente riproposto dai sindacati. Che ora non vogliono sentire parlare di classi divisione e di turnazioni.
Su Twitter, Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, scrive: “La ripresa in sicurezza delle attività scolastiche è un tema importante e delicato che riguarda milioni di famiglie e di studenti. Occorre aprire un confronto serio a Palazzo Chigi. La turnazione e la didattica a distanza sono improponibili per il livello di povertà di tante famiglie e la scarsa diffusione della banda larga”.