Politica scolastica

Classi pollaio: anche l’Ufficio studi della Camera boccia il ddl Azzolina

L’Ufficio studi della Camera mette i puntini sulle i del disegno di legge Azzolina in materia di riduzione del rapporto numerico alunni/docenti.

Sotto accusa è soprattutto il testo dell’articolo 2 della proposta di legge che contiene le disposizioni per la copertura finanziaria:  “All’onere derivante dall’attuazione della disposizione di cui al comma 1, pari a 338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020, a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021 e a 2.130.000.000 di euro a decorrere dall’anno 2022, si provvede: a) quanto a 338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020 e a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per i medesimi anni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2018-2020, nell’ambito del programma ‘Fondi di riserva e speciali’ della missione ‘Fondi da ripartire’ dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2018, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero”

Il commento dell’Ufficio Studi è assolutamente lapidario e non pare possa prestarsi a repliche: “Si segnala – si legge nella relazione – che, in base alla tab. A della L. 145/2018 (L. di bilancio 2019), l’accantonamento relativo al MEF è pari a € 58.819.000 per il 2019, € 76.526.000 per il 2020 ed € 76.792.000 per il 2021”.

Come è facile constatare gli accantonamenti previsti coprono una parte del tutto minima dello stanziamento che sarebbe necessario.
Per il momento, dunque, le possibilità che la proposta del M5S possa realizzarsi sono pressochè nulle davvero poche e, per capire se ci sarà qualche spazio in futuro, non resta che aspettare la prossima legge di bilancio.
Legge con la quale, è bene ricordare, sarà necessario finanziare anche altre misure già avviate, come per esempio quella relativa alla diffusione delle classi a tempo pieno nelle regioni del Sud.
Senza dimenticare che, prima o poi, il Governo dovrà affrontare anche il tema ineludibile degli stipendi del personale della scuola che richiederà ben di più di qualche centinaia di milioni di euro.

Reginaldo Palermo

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