L’anno scolastico riparte con diversi punti oscuri. Uno di questi, l’ha scritto a chiare lettere La Tecnica della Scuola nel suo editoriale di inizio a.s. 2021/22, è l’eccessiva numerosità di alunni per classe. La rivista Tuttoscuola è andata a quantificare i casi limite, scoprendo che nell’anno del Covid, il 2020/21, riguardano circa 14 mila scuole, frequentate da quasi 400 mila studenti studiano “da 27 fino a 40 alunni“. E ad entrare in queste classi, alternandosi nel corso della giornata scolastica, sono 25 mila docenti. Un fenomeno che tocca l’apice nei primissimi anni delle superiori, in particolare nei licei scientifici dove la domanda è altissima.
Su questo fenomeno, solo qualche giorno fa, sempre su questa testata giornalistica avevamo scritto: riprendono le lezioni del nuovo anno, con il Covid ancora minaccioso, e “noi ci permettiamo il lusso di tornare a scuola con migliaia di classi con oltre di 26-27 iscritti, collocate in aule tutt’altro che capienti e areate quasi dappertutto con il metodo dei nostri nonni: quello di tenere aperte le finestre (anche d’inverno, con tutti i rischi che comporta)”.
Il tema, quindi, non è nuovo. Come non è nuova la sostanziale inerzia del governo e del ministero dell’Istruzione nell’affrontarlo.
Sempre pochi giorni fa riportavamo “la denuncia di un liceo alle porte di Roma, dove l’Ufficio scolastico non ha battuto ciglio nel realizzare una classe con 31 studenti, di cui tre disabili certificati. Ecco, Covid a parte, pensiamo che su questo fronte è arrivata l’ora di prendere in mano la situazione. Perché formare due classi da 15 o da 16 alunni è molto più normale che farne una da 31. Se poi tra gli alunni vi sono ragazzi con bisogni speciali, anche la legge lo impone. Invece, quello che è illogico continua a prevalere, così da evitare di uscire dai budget prefissati”.
Il tema, quindi, è drammaticamente di attualità. A Viale Trastevere lo sanno bene, tanto che hanno immediatamente pubblicato un comunicato per far sapere che “il tema delle cosiddette classi “pollaio” è già sul tavolo del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dal febbraio scorso”.
Fonti del dicastero dell’Istruzione dicono anche che “il Ministro ha chiesto una attenta analisi dei dati a livello territoriale da cui emerge che queste classi sono concentrate nelle grandi città e, in particolare, negli istituti di secondo grado”.
“Tra le riforme del Pnrr – si legge ancora nella nota del Mi – c’è anche quella relativa proprio alla riduzione del numero di studenti per classe. Dal ministero si afferma inoltre che in attesa della riforma sono già state messe in campo azioni concrete”.
In particolare, spiegano le fonti, “il Ministero ha tenuto stabile l’organico, quest’anno, nonostante la denatalità. Vale a dire che, pur diminuendo gli alunni, non sono stati tagliati posti in organico docente. Proprio per far sì che si potessero avere insegnanti per fare classi meno numerose”.
Si citano poi “270 milioni assegnati ad agosto agli Enti locali per interventi di edilizia leggera e affitto di spazi sono stati distribuiti sulla base del numero degli alunni e dell’affollamento delle classi. In tema di finanziamenti, altri 400 milioni sono stati assegnati agli Uffici Scolastici Regionali per l’organico e sono stati distribuiti tenendo conto dell’andamento delle prove Invalsi e anche della numerosità delle classi”.
“A questa cifra – concludono dal Ministero – vanno aggiunti altri 22,4 per le scuole che hanno almeno 5 classi con numeri elevati proprio per interventi mirati e per dare personale in più. Infine altri 50 milioni del Pon saranno distribuiti a settembre per progetti didattici aggiuntivi nelle scuole con classi numerose, in particolare per le terze medie e quinte superiori, con lo scopo di rafforzare la preparazione di chi deve sostenere gli Esami di fine anno”.
Tutto vero. Il problema è che un altro anno scolastico sta partendo con migliaia di classi con circa 30 alunni, addirittura in certi casi con all’interno dei disabili (che per legge devono essere collocati in classi con massimo 20 iscritti): una presenza, quella degli alunni con certificazione riferita alla Legge 104/92, articolo 3 comma 3, che rende ancora più insopportabile e inaccettabile la situazione dell’eccesso di alunni per aula, purtroppo ormai stabile da diversi anni.