Il ministro Bianchi, in conferenza stampa Palazzo Chigi, è stato chiaro. Tra gli obiettivi che si prefissa il PNRR c’è anche il dimensionamento delle scuole. Nel nostro Paese infatti continua ad esserci troppo squilibrio, tra istituti e classi affollate, specie nei grandi centri urbani, e scuole con poche decine di iscritti nei centri più piccoli.
Il problema non è di poco conto ed è stato messo in evidenza dal Covid. Le misure anti contagio infatti, hanno messo in mostra i limiti delle scuole italiane che a volte faticano a far rispettare le distanze in classe, o per un numero maggiore di alunni rispetto al consentito (le cosiddette classi pollaio) o per i pochi spazi in aule spesso vecchie e piccole.
Risolvere la questione delle classi pollaio non è così semplice, lo sdoppiamento delle classi comporta la presenza di aule in più senza considerare l’organico da impiegare. Secondo il ministro le classi con un numero superiore al consentito (27) in Italia sono il 2,9% e concentrate negli istituti tecnici dei grandi centri. Numeri che salirebbero quasi del triplo (8,6%) se si considerano le classi con una soglia leggermente minore (25 alunni). Il problema esiste e riguarda anche i licei, soprattutto nei primi anni.
Dall’altra parte però Bianchi risulta preoccupato anche per il problema inverso: la carenza di alunni nelle scuole dei piccoli centri. Un problema che deriva non soltanto dalla migrazione verso i grandi centri urbani, ma anche dal calo demografico e la denatalità che si sta verificando sempre più nel nostro Paese. Secondo i dati Istat, i nati in Italia nel 2021 scenderanno sotto i 400mila. Effetto della seconda ondata di pandemia, fatto sta che la popolazione si abbassa (da 60 a 59 milioni) e invecchia. Sono le cifre di un Paese di 30 milioni di abitanti e non del doppio.
Una delle prime istituzioni a risentirne è proprio la scuola che vede diminuire, in linea generale, sempre più gli alunni. Le classi con meno di 15 studenti infatti sono il 13%, quasi il doppio di quelle con 25 alunni e quattro volte di più le classi pollaio. È chiaro che si parla in larga parte di scuole di centri più piccoli, spesso lontani dalle grandi aree urbane. E in tanti casi si tratta di scuole primarie che sono presenti nei piccoli Comuni (a differenza delle scuole secondarie).
Su tutto questo dovrà intervenire il PNRR. Serviranno politiche mirate e interventi specifici.
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