In piena emergenza lo Stato, il ministro, si accorgono dell’esistenza di classi numerose.
Mi permetto di correggere la definizione classi”pollaio”che non mi sembra una metafora dignitosa e riguardosa nei confronti della nostra situazione. Per nostra intendo quella di insegnanti, bambini, ragazzi, adolescenti, personale ATA che ogni giorno, ogni giorno, trovano soluzioni per migliorare l’accesso e l’accoglienza nelle nostre classi…. Con banchi “vetusti”, armadi anni”70″…ecc.
Non voglio piangere perché fuori l’emergenza è più grave.
M’indegno solo per il fatto che la scuola è scuola per tutto il personale che ogni giorno si scontra con decreti assurdi ed impraticabili: con richieste annullate, esempio richieste di classi meno numerose: con bisogni legati a migliorare o potenziare il valore dell’insegnamento ad ogni singolo alunno.
Tutto ciò con l’amore per i ragazzi, la passione per il proprio lavoro che é “missione”e la dedicazione al lavoro” senza tempo” o infinitamente in “opera”, con la speranza che un giorno la scuola ottenga quel ruolo che ancora non ha, intendo di rispetto e di valore.
Mi scuserà Leopardi se uso una sua grandissima metafora sul perché, del mio lavoro, “naufragar m’è dolce in questo mare”.
Una semplice insegnante. Appassionata.
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