Classi pollaio, forse qualcosa si farà. E’ scritto nel Def.
Ho qualche perplessità, considerato il contesto. Ma come si dice: “la speranza è l’ultima a morire”.
Le classi pollaio e Def 2019-21
Il superamento delle classi pollaio entra nel Def 2019-21. Una buona notizia! Anzi ottima! A. Giuliani, Direttore di tecnicadellascuola, riprendendo una dichiarazione del Ministro sulla destinazione delle risorse rivolte a migliorare l’attività degli studenti (legge di Bilancio), scrive, basando il suo ragionamento sul Def 2019-21 “Viene a questo punto da chiedersi su quali settori verranno collocate le risorse rivolte alla scuola. Le indicazioni giungono, a questo proposito, dallo stesso Def 2018, nel quale si parla di lotta alle classi “pollaio”
Se sarà così…
Se quanto indicato nel Def 2019-21, entrerà nella legge di Bilancio 2019, il governo darà un bel segnale di discontinuità rispetto alle scelte del Governo Berlusconi IV (2008-2011).
L’inserimento richiederà un minimo impegno limitato ad un copia/incolla della Proposta di legge, presentata il 5 luglio 2018 (prima firmataria la deputata M5S Azzolina). Il beneficio sarebbe enorme: tempi di approvazione brevissimi, rispetto a quelli “biblici” di una Proposta di legge.
La stessa operazione fu fatta lo scorso anno, quando il governo Gentiloni inserì nel Decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2018, la norma relativa alla liberatoria di uscita autonoma da scuola degli studenti minori. Prima ancora la soluzione fu messa in atto dalla Gelmini, che inserì nella legge 133/2008 le norme sciagurate che hanno depotenziato la scuola (classi pollaio, eliminazione compresenze…).
Il contesto però è difficile. Innanzitutto il Ministro si è dimostrato tiepido. Il fenomeno delle classi pollaio lo ha liquidato come una inadeguata gestione da parte della scuola delle domande di iscrizione dei genitori.
A questo occorre aggiungere che l’operazione ha un costo progressivo. Si legge nella suddetta proposta di legge: “338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020, a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021 e a 2.130.000.000 di euro a decorrere dall’anno 2022″.
Un ulteriore problema è costituito da una certa stampa “autorevole” che esprime un comune sentire, soprattutto in ambienti finanziari: Si legge in Corriere.it nel sottotitolo che ben sintetizza l’articolo sulla Proposta di legge “Ma l’emergenza non c’è. Solo quattrocento classi su 117 mila sono soprannumero. Il costo di un cambio così drastico della legge Gelmini è di due miliardi all’anno”.
Il ragionamento degli autori si basa su una “interessante definizione” delle classi pollaio, espressione del finanzcapitalismo, dove la pedagogia e ogni discorso inclusivo sono posti in secondo, terzo piano…
Si legge, infatti: “Secondo Tuttoscuola, se per classi pollaio si intendono quelle sopra i 30 alunni, in tutta Italia ce ne sarebbero 410 su 119.817: pari allo 0,34 per cento delle scuole superiori, che sono poi le uniche dove il sovraffollamento scolastico è oggettivamente un problema.”
Per inciso, troppo semplice sentenziare chiusi in un ufficio silenzioso, probabilmente sicuro e fornito di aria condizionata, quando fuori la temperatura è sopra i 26 gradi… Invito questi “esperti senza aula” ad insegnare un trimestre in questi “ambienti diseducativi”.
L’ultimo problema è il generale disinteresse dei genitori verso “classe pollaio” dove è inserito il loro figlio. Non tutti fortunatamente! Qualcuno esprime ancora un interessante “sindacalismo pedagogico“.
Ce la faremo a vedere tagliare il traguardo di azzeramento di questo obbrobrio pedagogico? A breve la risposta!
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