“Le classi pollaio? Non esistono, è un falso problema, amplificato dai media”. Lo ha detto Andrea Gavosto nell’appuntamento di Tecnica risponde LIVE del 27 luglio.
A intervistarlo, il nostro direttore Alessandro Giuliani: “L’ultimo Def (documento di economia e finanza), per il triennio 2022-2025 ha previsto una spesa in istruzione ridotta dal 4% al 3,5%, per via della denatalità, ma non doveva essere l’occasione per ridurre il numero di alunni nelle classi?”
“Che col calo demografico saremmo arrivati a questo punto era chiaro da un decennio. Secondo noi i risparmi devono essere reinvestiti nella scuola. Ma attenzione: per spesa per alunno procapite, noi non spendiamo meno degli altri Paesi industrializzati, facciamo peggio all’università. Sulla scuola siamo abbastanza allineati agli altri Paesi e se parliamo di scuola primaria addirittura spendiamo di più”.
“Personalmente – continua il presidente di Fondazione Agnelli – io non ho mai creduto al tema delle classi pollaio per due motivi: a) non esistono, lo abbiamo stimato noi e ha dato i dati ufficiali anche il ministero, con l’eccezione delle prime classi delle superiori, sostanzialmente parliamo di meno del 2% di classi italiane che superano il limite di legge dei 28 alunni alle superiori e dei 27 alla primaria; b) non c’è nessuna evidenza di ricerca internazionale che ci dice che ridurre il numero di allievi per classe porti a un migliore apprendimento degli studenti. Ci sono Paesi come il Giappone che hanno sistemi scolastici che funzionano benissimo eppure hanno anche 40 alunni per classe”.
“Dove spenderei i soldi risparmiati con il calo demografico? – continua – sull’allungamento del tempo pieno. Nelle primarie oggi circa il 60% degli allievi fa il tempo pieno, alle medie solo il 10% quindi ci sono ampi margini di miglioramento, per fare in modo di lavorare in classe su nuove metodologie didattiche, sulle competenze trasversali e quant’altro”.
“Il numero di alunni non è la cosa decisiva. Lo so che vado contro il comune sentire del mondo della scuola che parla di personalizzazione della didattica ma nel momento in cui fai lezione frontale, avere 30 alunni o 150 non fa differenza”.
Una visione molto universitaria, quella della lezione tipo di Andrea Gavosto, fa notare il nostro direttore Alessandro Giuliani. Con alunni difficili, con alunni con disturbi di apprendimento non è facile, non è come stare all’università con ventenni motivati, orientati al diploma di laurea.
Gabriele Toccafondi (Italia Viva), anche lui ospite della puntata, ha aggiunto: “Il termine classi pollaio non mi è mai piaciuto, ai miei tempi eravamo 33 studenti in classe e non è mai venuta meno la funzione educativa della scuola. Poi, certo, se si potesse fare lezione uno a uno andrebbe benissimo, ma non è realizzabile. Ad ogni modo dipende, se ci sono ragazzi con difficoltà, ragazzi con disabilità, insegnanti alle prime armi, cambia tutto. L’importante è avere i migliori insegnanti formati e selezionati, in grado di affrontare una classe sapendo che nessuna è uguale all’altra”.
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