Roberto Ricci, responsabile nazionale Invalsi, in audizione alla Camera torna sui dati presentati il 14 luglio e fornisce alcuni chiarimenti anche sul tema delle classi pollaio.
“Non spetta a me dire quale soglia faccia di una classe una classe pollaio, ma tutti i dati ci dimostrano che non è rilevabile una relazione diretta tra la dimensione media della classe e gli apprendimenti, quando questa classe è sotto i 25 o 26 studenti, e, nel caso italiano, la quasi totalità delle classi si trova sotto questa soglia”.
E precisa: “Ma vale la pena notare cosa avviene sotto i casi medi. Si dimostra abbastanza chiaramente nel caso italiano. Per quel tipo di scuole che ospitano la popolazione con un percorso più solido, che spesso proviene da famiglie con più possibilità (vedi i licei), non c’è dimostrazione empirica di correlazione tra dimensione della classe ed esiti degli apprendimenti. Al contrario nei casi della popolazione più fragile (i tecnici) questa relazione c’è. La scuola, insomma, non è un unicum, bisogna tenere in considerazione queste differenze. Riducendo di 2 o 3 unità la classe non c’è evidenza empirica che la didattica sia diversa e abbia un miglioramento, ma le esperienze migliori (best practices) del nord Europa ci mostrano che è fondamentale per gli studenti fragili avere docenti aggiuntivi e attività aggiuntive”. Una strategia fondamentale sarebbe quindi “anziché avere classi più piccole, avere risorse docenti in più per aiutare gli studenti in difficoltà, soprattutto nell’ambito dell’istruzione tecnica e professionale”.
Considerazioni, quelle di Roberto Ricci, dalle quali scaturisce l’interrogativo: se è vero che nei licei il numero di alunni non fa la differenza ma nei tecnici sì, non sarebbe quindi più corretto fare particolare attenzione a ridurre il numero di alunni nei contesti con una popolazione più fragile?
Infine il responsabile Invalsi conclude raccomandando di mantenere alta l’attenzione nei confronti della scuola primaria. “La scuola primaria rappresenta le fondamenta dell’edificio. Quando è debole la primaria, rischia di venire compromesso tutto ciò che segue”.
Sulle stesse tematiche vi segnaliamo la video intervista del nostro vice direttore Reginaldo Palermo al pedagogista Roberto Maragliano.
Nonostante il ruolo dell’Istituto nella rilevazione nazionale delle competenze degli studenti italiani, i più farebbero volentieri a meno delle prove Invalsi. Lo rivela il sondaggio della Tecnica della Scuola, per il quale più del 90% di studenti e genitori non le vuole più; e anche 8 docenti su 10 dicono basta.
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