Classi pollaio vs Costituzione. La prima risponde a criteri di ottimizzazione; la seconda invece formalizza l’inclusione, il diritto allo studio sostanziale. Quindi…
Costituzione, un articolo impegnativo
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 della Costituzione).
Da questo articolo nasce la scuola non selettiva, che accoglie tutti. Quindi un’istituzione “aperta a tutti”. La diversità è assunta come paradigma della realtà, senza però divenire condizionante l’azione dell’istituzione per il pieno sviluppo della persona. E’ la scuola che si prende “cura” di ogni studente, inteso non come idealtipo, bensì come un soggetto concreto, fondato sulla diversità come cornice naturale e dimensione progettuale.
“Senza se e senza ma”
L’assunzione della realtà come principio regolatore, impegna la Repubblica “senza se e senza ma” individuare soluzioni organizzative per dare sostanza all’inclusione, che passa attraverso l’attuazione del diritto allo studio sostanziale. Questo si concretizza in conoscenze, capacità e competenze che coinvolgono tutta la persona e quindi dimensioni “multipiano” che vanno oltre il cognitivo.
Le classi pollaio guardano altrove
Tutto questo con le classi pollaio (governo Berlusconi, 2009) e superpollaio (governo Renzi, 2015) é azzerato. Si torna indietro! Ad un contesto precedente il tempo pieno (L. 820/71), il diritto allo studio sostanziale (L. 517/77)…
Torna ad affermarsi la diversità, intesa non come valore, ma come ostacolo alla piena realizzazione della persona. La pedagogia è declassata, diventa un guscio vuoto, che si declina in una promozione solo formale, perché non sostenuta da nuove configurazioni cognitive, socio-relazionali…
Il nuovo paradigma è la promozione senza formazione. Tutto questo favorisce la riduzione dell’impegno della Repubblica, finalizzato a consolidare le differenze, a mantenere i punti di partenza, a confermare l’immodificabilità della realtà. Tutto facile! Troppo facile! Da qui perdono ogni significato espressioni come “compito”, “impresa”, allontanandosi dai principi della Costituzione, sostituiti da altri che non fanno parte della nostra tradizione culturale. Con quali risultati?
Diceva Lucio Battisti: “Lo scopriremo solo vivendo”.
Gianfranco Scialpi