Intervistiamo il senatore Riccardo Nencini del gruppo IV-PSI, presidente della Commissione Cultura del Senato, sui temi di maggiore interesse in questo momento, dalla sicurezza degli edifici, alle classi pollaio, ma anche al contratto degli insegnanti, alla deriva ministeriale e burocratica della scuola, a temi più specifici come le rigidità dei vincoli nella mobilità introdotti dalle leggi 159/2019 e 106/2022 e il problema sempre irrisolto del precariato storico.
Edifici, sicurezza, organici, classi pollaio, dispersione scolastica, disparità di offerta formativa tra Nord e Sud del Paese, queste sono le criticità all’ordine del giorno. Ci può fare un suo quadro sintetico e indicare delle soluzioni?
Lo stato di difficoltà dei plessi scolastici è stato messo in evidenza dalla pandemia ma non è una novità. Almeno il 50% delle scuole italiane va riportata a norma o comunque restaurata. Poi ci sono le classi pollaio – non moltissime – e, quel che preoccupa di più, una dispersione scolastica eccessiva. Attraverso i fondi del Pnrr, circa 20 miliardi, parte rilevante di questi problemi può essere affrontata in modo decisivo. C’è dell’altro. Ho proposto al ministro, che ha accettato, di convocare in primavera gli Stati Generali della Scuola. Si stanno facendo diverse riforme, dagli Its ai titoli abilitanti alla doppia laurea, e proprio per questo c’è bisogno di una cornice strategica che ci dica dove va la scuola italiana.
Sulla scuola, più che il primato della politica e del parlamento, sembra che predominino l’apparato ministeriale, l’Invalsi, la fondazione Agnelli, Treelle. La scuola italiana si sta allontanando da quella della Costituzione?
Le strutture ministeriali non c’è dubbio che svolgano un ruolo da protagoniste, talvolta anche al di là del lavoro delle commissioni parlamentari. È segno di questo tempo: l’esecutivo tende a sostituirsi al parlamento. Una rotta da modificare quanto prima.
Gli insegnanti percepiscono una retribuzione al di sotto di quella dei loro colleghi europei e, a parità di titolo di studio, anche al di sotto di tutti gli altri dipendenti della P.A. Sappiamo che non potranno esserci aumenti significativi se prima non sarà abrogato il D.lvo 29/’93.
È possibile il suo superamento?
Inoltre sono fattibili modifiche alla legge di bilancio 2022 che prevede poche risorse oltre che per il personale per la scuola anche in generale per la Scuola?
Gli insegnanti hanno bisogno di vedersi riconosciute responsabilità e autorevolezza del ruolo. Senza non può esserci nessuna riforma della scuola. Un buon motivo, già segnalato al ministro, perché il rinnovo contrattuale sia dignitoso, al punto da intervenire sulla legge di bilancio se necessario. Infine torna di attualità la questione di un nuovo welfare per gli studenti bisognosi ma meritevoli. La pandemia, a differenza della peste medievale, non ha livellato la società, ha reso più ricchi i ricchi e falcidiato la classe media.
Vincoli triennali nella mobilità per i neoimmessi in ruolo dal 2020/21 oggi è materia di legge. Quale potrebbe essere il provvedimento normativo più adatto per modificare la norma introdotta dalla legge 159/2019?
Saranno possibili fin dal prossimo anno 22/23 i trasferimenti, le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie per i neoimmessi in ruolo?
Mi pare che questa sia materia da affrontare il prossimo anno.
Infine il precariato” storico”, anche quest’anno sono state attribuite 150.000 supplenze, avere tanto personale precario è un’anomalia di sistema, quali sono le prospettive per la stabilizzazione dei docenti precari con anni di servizio e per un nuovo bando PAS?
Sul precariato ci sono opinioni diverse. Dico la mia: se vuoi rovesciare il mondo della conoscenza devi intanto chiudere i problemi del passato. Il capitolo di chi ha esperienza continuativa almeno triennale, e sono in molti ad averla, va chiuso in fretta con procedure straordinarie. Insomma, va stabilizzato.
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