Classi pollaio, un silenzio tombale è calato su questa emergenza educativa. Si preferisce parlare di tutto, meno che del problema che sta minando l’aula, che rappresenta le fondamenta del sistema scolastico. E’ la vittoria del finanzcapitalismo.
Classi pollaio, dopo la fiammata di inizio anno, un silenzio preoccupante è calato sul problema. Un silenzio simile a quello dei cimiteri! Il disegno di legge sembra essersi frantumato in tanti pezzi, dispersi dal vento del finanzcapitalismo. Fuori di metafora, se ne sono perse le tracce, dopo la presentazione del Def 2019 (aprile).
Si preferisce parlare di grembiuli, di educazione civica… elementi che riescono a distrarre dai veri problemi della scuola (sicurezza degli edifici, classi pollaio). La presenza delle classi pollaio, dovrebbe essere la priorità del governo del cambiamento, in quanto depotenzia ogni tentativo di inclusione, non solo dei diversamente abili (Legge 104/92), ma anche dei Bes. Dsa… E una scuola che si pone fuori del dettato costituzionale (art. 3 comma 1 e 2 ), non ha senso!
Personalmente non sono stupito. In questi mesi la politica aveva lasciato per strada delle briciole di pane, che come nella famosissima fiaba dei fratelli Andersen, hanno funzione di tornare indietro. In altre parole, riportare la situazione alla Riforma Gelmini.
Tutto è iniziato con la decisione del M5s (gennaio 2019) di rimandare il provvedimento a settembre-ottobre 2019. “Gli oneri finanziari necessari ad attivare le misure previste dal disegno Azzolina in materia di classi pollaio saranno spostati sull’anno finanziario 2020, al fine di evitare un impatto sul bilancio in corso” (Vittoria Casa, deputata M5s).
Indicativo poi il silenzio della deputata L. Azzolina sull’argomento. L’ultimo intervento risale a tre mesi fa. Dichiarava L. Azzolina ” “Noi diciamo basta: con la proposta di legge – si legge nel post di accompagnamento a un video da 2 minuti e mezzo – un insegnante non potrà avere più di 22 alunni, 20 se in classe ci sono studenti con disabilità. Combattiamo la dispersione scolastica e garantiamo aule sicure e vivibili! “
Poi è arrivato il Def 2019 che ha rappresentato il colpo di grazia per il provvedimento. A dire il vero, il documento è di carattere generale, ma resta il sospetto che rappresenti il classico “Game over”.
Quindi al momento, salvo improbabili ripensamenti della politica, condizionata pesantemente dal reperimento di 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, ha vinto il finanzcapitalismo che ha il volto di Mariastella Gelmini e Valentina Aprea. La prima vede ancora la sua Riforma viva e vegeta. La seconda, invece, vede vinto il suo metodo, caratterizzato da alcuni ma e distinguo finalizzati ad allungare i tempi di discussione e quindi a parcheggiare in un binario morto il provvedimento-Azzolina. Dichiarava l’on. V. Aprea, Dirigente scolastica in aspettativa da almeno 20 anni: ““Il provvedimento ha un impatto finanziario che decorre già dal prossimo triennio, per il quale la legge di bilancio ha già definito le dotazioni finanziarie per la scuola senza tenere conto di questa riforma. La Commissione acquisisca dal Governo una relazione tecnica sugli oneri finanziari, quale base di partenza per l’inizio dell’esame”.
di Gianfranco Scialpi
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