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Classi solo di alunni che non parlano la lingua madre, Bolzano passa ai fatti: dal 5 settembre una prima elementare tutta di migranti

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Sembrano trovare spazio a Bolzano le classi di potenziamento auspicate dal ministro Giuseppe Valditara, come pure quelle differenziate citate dal neo eurodeputato Roberto Vannacci  e in qualche modo anche l’idea di quote massime di alunni stranieri caldeggiata nei mesi scorsi dal vice premier Matteo Salvini: la scuola primaria di lingua tedesca Goethe, situata nel centro storico del capoluogo della provincia autonoma, per la prima volta ha infatti allestito una prima classe formata esclusivamente da bambini con background migratorio.

Il 5 settembre, primo giorno di scuola a Bolzano, in assoluto anche prima campanella dell’anno scolastico in Italia, sarà dato il via all’iniziativa: “in una classe tutti gli alunni partono da zero, nessun parla infatti tedesco. Devo garantire l’insegnamento, ma non devo neanche perdere di vista i bambini di madrelingua tedesca”, ha spiegato Christina Holzer al quotidiano Dolomiten.

Holzer lamenta anche che “i corsi di tedesco sono previsti solo per i migranti e non per i bambini italiani, che anche spesso non sanno” la lingua di Goethe.

La dirigente ha quindi tenuto a dire che molti bambini con backround migratorio sono cittadini italiani: “Di 500 alunni solo 47 hanno una cittadinanza straniera, ma il 40% ha difficoltà linguistiche“.

Per questo motivo, una delle tre prime sarà formata da bambini che non parlano tedesco. “Forse i bambini saranno più motivati perché tutti partono da zero“, ha sottolineato la dirigente Holzer.

Dieter Steger, presidente della Svp, ha spiegato che “la strada intrapresa dalla scuola Goethe è l’unica che non è a svantaggio dei bambini tedeschi”.

Anche i Freiheitlichen, partner di coalizione dalla Svp in Provincia, applaudono all’iniziativa della scuola Goethe. “L’Alto Adige non si può permettere altri anni di vuote promesse e annunci irrealizzabili”.

Il segretario della Volkspartei Harald Stauder, interpellato sempre da Dolomiten, ha ricordato che in alcuni comuni con una forte presenza di migranti “i genitori mandano i figli nei paesi limitrofi oppure in scuole private”.