L’annuncio di Valditara sulla possibile attivazione di classi destinate ad alunni stranieri sta facendo discutere docenti, studenti ed esperti.
C’è chi pensa che una misura del genere possa davvero essere utile a migliorare i processi di integrazione e chi invece protesta e sostiene che una iniziativa del genere sa di segregazione se non addirittura di razzismo.
Resta il fatto che la proposta del Ministro non è affatto estemporanea: basta leggere il suo libro “La scuola dei talenti”, in libreria da qualche giorno.
C’è un intero capitolo molto chiaro dedicato al tema.
E in queste pagine Valditara non esprime semplici opinioni ma fornisce dati ben precisi ripresi dall’ultimo rapporto Invalsi.
L’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione fornisce numeri e analisi che hanno convinto il Ministro a prendere iniziative sulla questione.
La dispersione – dice anche l’Istat – è più elevata fra gli studenti stranieri che, oltretutto, sono anche più soggetti al fenomeno della “dispersione implicita” che ha a che fare con il mancato conseguimento di conoscenze e competenze anche in presenza di un percorso scolastico più o meno regolare.
Nel suo libro, il Ministro afferma che la presenza in classe di alunni stranieri può determinare diversi elementi di criticità: 1. difficoltà per gli insegnanti di svolgere il loro compito formativo 2. difficoltà ad apprendere da parte di studenti che non hanno le competenze di base nella lingua italiana 3. ritardo nello svolgimento del programma da parte degli studenti italiani.
Ma Valditara va anche oltre e afferma che i dati dicono che la criminalità minorile è in aumento, soprattutto fra gli stranieri.
Una migliore conoscenza della lingua italiana, conclude il Ministro, è decisiva per favorire i processi di integrazione e i livelli di apprendimento di tutti gli studenti.
Valditara segnala anche che in molti Paesi europei esistono le classi separate per accogliere per un periodo più o meno lungo gli alunni che parlano un’altra lingua.
Per la verità il Ministro sostiene che ci possono essere anche altre soluzioni, come per esempio quella di prevedere la frequenza, per periodi più o meno di lunghi, di classi o gruppi per l’italiano ed eventualmente la matematica, e quella di inserire gli studenti stranieri nelle classi “normali” ma imponendo l’obbligo di frequentare appositi corsi di italiano in orario pomeridiano.
Senza escludere la possibilità di organizzare corsi di italiano nei Paesi dai quali è maggiore l’afflusso di studenti.
E, per concludere, il Ministro parla anche di intensificare le attività formative rivolte ai docenti che si devono occupare di alunni stranieri.
Insomma, basta leggere La scuola dei talenti per avere una idea di cosa abbia in mente il Ministro per la scuola italiana.
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