Rilanciare il liceo Classico. È l’obiettivo che si sono prefissati tre storici licei romani, il Visconti, il Virgilio e il Giulio Cesare, che nella “trasmissione della cultura classica riconoscono il senso della loro azione e formazione”: i tre istituti della capitale hanno quindi pensato di organizzare eventi di dibattito e riflessione sul tema del Classico e della sua “inattualità”, al fine di superare l’attuale crisi e dare speranze per la scuola del terzo millennio.
In effetti, chi ha a cuore questo genere di istituti sa bene che l’interesse non è in caduta libera, ma poco ci manca: nell’anno in corso il Miur ha comunicato che tra i licei il preferito è sempre più lo scientifico (quasi 460 mila studenti + 115 per l’opzione scienze applicate). Fortemente distanziato è il Classico (171 mila), addirittura quasi superato dal linguistico (166 mila).
Ma perché i ragazzi abbandonano la scuola che un tempo formava la classe dirigente, dove si sono diplomati, tra gli altri, personaggi come il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano? “Il Liceo Classico – spiegano i docenti dei licei romani – registra in Italia un sensibile calo di iscrizioni che si inserisce in una più ampia crisi degli studi umanistici. Un fenomeno che merita una riflessione. Economisti ed esponenti del mondo accademico, italiani e stranieri, hanno sottolineato il contributo sostanziale che la cultura umanistica può offrire alla formazione del cittadino, critico e autonomo, capace di difendere i valori della democrazia; si è rilevato – spiega una nota – come un profilo riflessivo, flessibile e nutrito di una visione del mondo olistica ed etica, quale gli studi classici aspirano a costruire, sia il più adatto a sostenere la società della conoscenza e un mercato del lavoro in continua rapida evoluzione, per ciò stesso inadatto a profili professionali rigidi e tecnicizzati”.
Per questo i tre licei hanno pensato di coinvolgere “non soltanto il mondo accademico e della cultura, ma anche e soprattutto esponenti dell’economia, scienza, editoria, politica e spettacolo. L’obiettivo è sensibilizzare la società civile e i decisori politici ad una riflessione su senso e fini della formazione superiore oggi, nella società della conoscenza”.
L’opera che si prefiggono i licei romani non è semplice. In base ad un’inchiesta nazionale, svolta la scorsa estate dal settimanale L’Espresso, è risultato che appena sono all’anno in corso si sono iscritti al Classico appena31 mila i “primini”, meno della metà degli oltre 65mila del 2007. Il minimo è stato toccato in Emilia Romagna, con il 3,5 per cento; solo nel Lazio il livello resta alto, con il 9,7 per cento di matricole.
Come se non bastasse, in molti istituti storici si sono chiuse tante classi. A Firenze nel Dante, dove hanno studiato Giovanni Pascoli e Matteo Renzi, i nuovi iscritti sono calati da 80 a 38. A Milano persino il Manzoni e il Parini accusano il colpo.
“Gli adolescenti – ha scritto L’Espresso – scappano verso materie più concrete. Via il greco e il latino. Benvenuti spagnolo, tedesco, cinese: il liceo Linguistico, infatti, è in pieno boom di iscrizioni, raddoppiate rispetto al 2009 fino a toccare 8,4 per cento dei nuovi iscritti. Stabile lo Scientifico, con un 22,8 per cento di ragazzi”.
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