Va ben al di là di qualunque immaginazione e forse pure di qualunque decenza, considerando gli esodati a manifestare nelle piazze o il personale della scuola di “Quota 96” imbrigliato nelle spire della riforma sulle pensioni in giro per tribunali, quando si viene a sapere che “i manager delle società pubbliche delle aziende di crisi, e costrette a licenziare, avranno la possibilità di ottenere lo scivolo alla pensione”.
Certamente loro sono manager, e quindi non possono sottostare alle regole dei comuni impiegati della stato, e siccome già hanno stipendi stratosferici risulta impensabile che possano trovarsi dall’oggi al domani senza pensione qualora l’azienda chiuda.
Ed ecco una norma firmata Pdl e inserita nel maxiemendamento allo Sviluppo, sul quale il governo ha incassato la fiducia, che prevede lo scivolo ai suoi manager qualora l’azienda sia in crisi. Per ottenerlo basterà l’ok delle associazioni sindacali di categoria.
Secondo fonti parlamentari, lo scivolo pensionistico per i manager interessa tra gli altri Rai, Enel, Poste attraverso un subemendamento voluto dal senatore Maurizio Castro del Pdl e che in un primo momento non era stato approvato dalla Commissione Industria.
Un vero e proprio colpo di mano che modifica le regole della riforma del mercato del lavoro targata Fornero laddove prevedeva che “nei casi di eccedenza di personale, gli accordi tra datori di lavoro che impieghino mediamente più di quindici dipendenti e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale possono prevedere che, al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani, il datore di lavoro si impegni a corrispondere ai lavoratori una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento”.
Il senatore del Pdl, Maurizio Castro che ha firmato la norma, commentando la misura che prevede l’introduzione dello scivolo per la pensione anche per i manager delle grandi aziende, ha detto che è stata una decisione per consentire la “coesione sociale”, quella che però stranamente non vale né è considerata, sia nei confronti degli esodati e sia per il personale della scuola di “Quota 96” cui è stato scippato un diritto.
“Lo scivolo è costoso”, ha detto il senatore del Pdl, “ma è uno strumento interessante per le imprese del dopo-Fornero intenzionate a razionalizzare i propri organici in un clima di confermata coesione sociale Potrebbe diventare oggetto di contrattazione aziendale attraverso meccanismi di tipo assicurativo”.
Norma costosa dunque, e di cui non sappiamo l’importo, ma per mantenere certi privilegi e in modo particolare quelli dei dirigenti, alti, tutto è possibile. Chi parlava di equità e di dare segnali di equità sociale?
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