Attualità

Classifica Eduscopio 2021. Le scuole migliori d’Italia? Flc Cgil: no alla ‘school choice’

La classifica resa pubblica dal portale Eduscopio.it, alla quale dedichiamo la diretta della Tecnica della Scuola Live dell’11 novembre, viene contestata dalla sigla sindacale Flc Cgil, che più volte si è espressa contro il fenomeno della school choice.

Quelle graduatorie sembrano oggettive, ma non lo sono – si legge nel comunicato sindacale – nei fatti potrebbero alimentare disuguaglianze già profonde tra istituti, territori, regioni. E soprattutto, rischiano di incoraggiare forme di sfiducia verso l’intero sistema scolastico pubblico. Ecco perché non siamo mai stati convinti delle graduatorie “di merito”, sia degli istituti scolastici che degli atenei. Certo, le graduatorie sanno attrarre qualche articolo di giornale e la curiosità delle famiglie, ma proprio per questo sono pericolose.

E ancora: Riteniamo lo strumento di Eduscopio pericoloso, perché sostiene una politica scolastica asservita al mercato e del tutto allineata con i modelli di school choice presenti, con evidenti disastri pedagogici, in altri Paesi.

Una visione classista delle istituzioni scolastiche si celerebbe dietro le classifiche. Una posizione più volte ribadita dal segretario di Flc Cgil Francesco Sinopoli,

Il modello delle classifiche tra istituti, di recente era già stato contestato da Francesco Sinopoli, segretario di Flc Cgil, che al convegno sulla valutazione cui ha partecipato anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, aveva dichiarato: “Noi non abbiamo bisogno di classifiche. Ai genitori dobbiamo dire che le classifiche sono sbagliate. Dobbiamo impedire che ciò accada. Non possiamo affidarci all’etica individuale. E anche allo studente dobbiamo spiegare che la funzione della scuola è quella di formare cittadini critici e produttori critici e consapevoli”.

E aveva concluso: “Noi non dobbiamo adeguare la formazione dei nostri alunni al mondo del lavoro così com’è, noi dobbiamo cambiare il mondo del lavoro, dobbiamo cambiare la specializzazione produttiva del nostro Paese e soprattutto dobbiamo affermare un’idea di scuola ripartendo da Morin e Freire, individuando anche chi sono i nostri interlocutori che la pensano diversamente, come i sostenitori della school choice, per spiegare loro che la school choice è sbagliata”.

Carla Virzì

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