Il cantante Claudio Baglioni, voce storica della musica italiana, è stato ospite ieri, 10 dicembre, della trasmissione Che Tempo Che Fa in onda sul canale Nove. L’artista ha parlato con Fabio Fazio a proposito della sua esperienza a scuola, raccontando un aneddoto.
Ecco le sue parole: “Mia madre mi diceva: ‘Claudio, canta, perché a studiare ti si rovinano gli occhi’. Mia madre è stata modernissima. Ha capito che era inutile studiare, cosa che oramai è accettata anche in Italia. Non avevo successo con la musica e quindi avevo ripreso per un po’ i miei studi di architettura”, ha esordito.
Ricordiamo che, come scrive Il Corriere della Sera, il 24 giugno del 2004 Baglioni si è laureato in architettura all’Università La Sapienza con una tesi sul restauro e la riqualificazione urbana del Gasometro di Roma. Aveva abbandonato gli studi – dopo aver passato 15 esami – negli anni Sessanta per dedicarsi alla musica: “Mi avevano invitato a Valle Giulia a tenere una lectio magistralis, un altro dei vantaggi del successo e della celebrità, si è chiamati a parlare anche se magari non si bene cosa dire, facendo un po’ la figura che faceva Marilyn Monroe quando andava tra i soldati in Corea. Alla fine il rettore mi ha chiesto: perché non si laurea? Ci ho provato. Alle prime lezioni avevo una paura incredibile, mi nascondevo con gli occhiali scuri, anche due paia me ne portavo dietro”, ha detto.
Sempre ieri, all’interno dello stesso programma, è intervenuto il padre della povera vittima di femminicidio Giulia Cecchettin. Il signor Gino Cecchettin ha parlato ovviamente dell’orribile tragedia che lo ha colpito e del discorso che ha fatto al funerale della figlia, discorso la cui lettura nelle scuole è stata consigliata dallo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Cecchettin ha parlato di cultura patriarcale: “È un problema molto serio e va affrontato nella maniera più drastica. Patriarcato significa che c’è un concetto di possesso, che è forse il cuore della faccenda. La donna vista come proprietà di qualcun altro. Utilizziamo ancora oggi espressioni come ‘la mia donna’, che sembrano inoffensive, ma non è così. È la tua moglie o la tua compagna, non la tua donna. Nel quotidiano dobbiamo iniziare a cambiare il modo di intraprendere una visione della società da un certo punto di vista. Sono quei retaggi culturali che arrivano dal passato e ancora oggi rimangono. Nella stragrande maggioranza dei casi non producono danno, ma in persone che magari sono più deboli e fragili e magari non riescono ad accettare la libertà della donna, la possibilità che essa abbia tutto il diritto di decidere della propria vita. Quindi in quei casi sfocia in quella che è la violenza o ancora peggio nel femminicidio”.
Ecco il commento di Gino Cecchettin in merito alla lettura del suo discorso nelle scuole: “Questa è una cosa che mi riempie d’orgoglio, simbolo che stiamo facendo qualcosa di buono e proseguire su questa strada. Ringrazio il Presidente Zaia e il Ministro dell’Istruzione Valditara che ha deciso di inviare questo discorso alle scuole. Io mi impegnerò ancora in questa battaglia, adesso devo cercare di raccogliere un po’ le forze. Ma l’idea è quella di avviare un’associazione o una fondazione, come mi hanno consigliato. È una cosa che sta nei nostri piani”.
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