Home Archivio storico 1998-2013 Università e Ricerca Claudio Zarcone, il padre di Norman, presenta un esposto contro Fornero

Claudio Zarcone, il padre di Norman, presenta un esposto contro Fornero

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“I giovani escono dalla scuola e devono trovare un’occupazione. Devono anche non essere troppo choosy (aggettivo traducibile con esigente, schizzinoso), come dicono gli inglesi”: queste le parole della Fornero. E così il papà di Norman si è rivolto alla Procura: “Non è più concepibile che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia (da “bamboccioni” a “sfigati”, a “choosy”) riferendosi ai nostri giovani, poiché viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un’intera generazione di talenti che non godono di particolari guarentigie o di un nome altisonante. In questo modo mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione (e non solo) viene delegittimata, frustrata e mortificata”. L’affermazione di un ministro della Repubblica, non necessaria, non richiesta, fuori dalle righe, “appare ingiusta e palesemente lesiva della dignità di tutti i giovani che, nonostante i titoli scolastici ed accademici conseguiti con merito e profitto, maturati anche con grandi sacrifici, personali e familiari, non ottengono riscontro sociale e non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro”. Zarcone chiarisce subito: “Ciò che preme sottolineare è che Norman non era né un “bamboccione” né “choosy”. D’estate faceva il bagnino in un circolo nautico di Palermo, 12 ore al giorno, per apprendere l’etica del lavoro e, soprattutto, per rendersi parzialmente autonomo.
Col suo gesto straziante ha voluto mandare un messaggio preciso e diretto alle Istituzioni e alle giovani generazioni. Il messaggio di non piegarsi alle logiche di potere, il messaggio di non genuflettersi mai, il messaggio di meritocrazia, seguendo gli editti di giustizia e libertà”.
“La maggior parte dei giovani italiani non è “schizzinosa” e anch’essa desidera di godere della possibilità di realizzarsi. Ritengo, pertanto, che le parole espresse continuamente da rappresentanti del governo siano un’offesa alla memoria di mio figlio, al mistero del suo gesto e al dramma umano di coloro che condividono la medesima, tragica situazione. Ribadisco: in questo modo Norman viene ucciso ogni volta. Ogni volta che con arroganza e superficialità si offendono i tanti altri Norman d’Italia con epiteti e affermazioni fuori luogo. Non tutti, infatti, possono spendere un nome importante, o parentele altrettanto importanti. Tutto ciò non è più tollerabile. E voglio ricordare ai nostri politici che ci si può uccidere anche per delegittimazione e frustrazione, oltre che problemi economici e, ripeto, non è più tollerabile nell’attuale e delicatissimo contesto sociale”.