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Clima: il 2024 l’anno più caldo mai registrato. Che può fare la scuola?

Secondo quanto stabilisce il Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus (Copernicus Climate Change Service – C3S), il 2024 è stato confermato  come l’anno più caldo, da quando la temperatura viene registrata, a livello globale e il primo anno solare in cui la temperatura media globale ha superato di 1.5 C il livello preindustriale. 

Gli scienziati del C3S hanno monitorato i principali indicatori climatici e documentato record di temperatura giornalieri, mensili e annuali senza precedenti per il 2024: “Tutti i dati sulla temperatura globale prodotti a livello internazionale mostrano che il 2024 è stato l’anno più caldo dall’inizio delle registrazioni nel 1850. L’umanità è responsabile del proprio destino, ma il modo in cui rispondiamo alla sfida climatica deve basarsi sull’evidenza. Il futuro è nelle nostre mani: un’azione rapida e decisa può ancora modificare la traiettoria del nostro clima futuro”. 

Secondo gli scienziati dunque, il cambiamento climatico indotto dall’uomo rimane il principale responsabile delle temperature estreme della superficie dell’aria e del mare; anche altri fattori, come l’Oscillazione Meridionale El Nino (ENSO), hanno contribuito alle temperature insolite osservate durante l’anno. 

Andando ancora più indietro, tutti i mesi dal luglio 2023, ad eccezione del luglio 2024, hanno superato il livello di 1.5 C. 

Il 2024 è stato l’anno più caldo per tutte le regioni continentali, a eccezione dell’Antartide e dell’Australasia, così come per parti consistenti dell’oceano, in particolare l’Oceano Atlantico settentrionale, l’Oceano Indiano e l’Oceano Pacifico occidentale. 

La crisi climatica, secondo Save the Children, è una crisi dei diritti dell’infanzia e i suoi effetti sul diritto all’istruzione dei bambini lo evidenziano chiaramente.

I dati dell’impatto della crisi climatica sull’istruzione mostrano un quadro chiaro quanto preoccupante, poiché circa la metà dei bambini o adolescenti non scolarizzati vive nei Paesi maggiormente esposti alla crisi climatica. Eventi ed effetti negativi che li rendono meno in grado di adattarsi. Tuttavia, in questi Paesi vive solo un quarto dei bambini in età scolare.

Inoltre dal 2020, circa 62 milioni di bambini e adolescenti in 27 Paesi hanno subito delle interruzioni dell’istruzione a causa di shock climatici, con importanti conseguenze di lungo periodo sul loro apprendimento, dovute sia alla chiusura delle scuole sia all’aumento delle ondate di calore. Più di un miliardo di bambini, circa la metà dei 2,2 miliardi di bambini del mondo, vive in Paesi altamente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico.

E allora: cosa può fare la scuola?

Forse sarebbe importante l’introduzione dell’educazione ambientale nella nostra  scuola, dal momento che la legge 92/2019 ha già introdotto l’insegnamento dell’educazione civica che comprende anche l’educazione ambientale.

Tuttavia, sembra importante trattare l’argomento in modo trasversale e interdisciplinare a tutti gli insegnamenti, in modo che l’ecologia diventi contenuto curricolare, con un’opportuna formazione degli insegnanti in tutti i percorsi di studio, dalla scuola primaria all’università.  Dicono infatti gli esperti: senza una cultura ecologica completa e condivisa, la transizione ecologica sarà destinata al fallimento.

Redazione

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