Cnr, su sesso e immigrati gli studenti ragionano ancora per luoghi comuni
“Permangono alcuni stereotipi su immigrazione e rapporti sessuali”: è la secca, decisamente amara, conclusione di un’indagine Irpps-Cnr presentata il 2 ottobre a Roma nel corso del convegno ‘Il Cnr e la scuola’ al termine di uno studio che ha visto protagonisti tra oltre 3.200 studenti frequentanti alcuni istituti medi e superiori di Milano, Venezia, Lucca e Salerno. L’indagine, nata per contribuire allo sviluppo della conoscenza e della consapevolezza dei problemi di popolazione, partendo dal presupposto che “una migliore e più corretta conoscenza possa concorrere alla formazione di opinioni autonome, indipendenti dagli stereotipi, dall’influenza dei luoghi comuni e dall’enfatizzazione ideologica”, ha confermato dati e tendenze dure dal rimuovere. Sia per quanto riguarda le convinzioni in campo sessuale, sia quelle sugli immigrati.
Gli studenti di sono stati divisi in due fasce di età: 12-13 anni e 16-18 anni, quelle al limitare di due passaggi significativi, la fine della scuola e l’ingresso nell’età adulta. In entrambi casi i nostri ragazzi continuano a correre dietro ai luoghi comuni e prevalenti. “Se nel complesso delle risposte si profila un orientamento aperto rispetto ai costumi sessuali – dice Maura Misiti, la ricercatrice del Cnr responsabile dell’indagine – ragazzi e ragazze ritengono con una maggioranza di quasi i tre quarti degli intervistati che non sia necessario aspettare il matrimonio per avere rapporti completi: i picchi maggiori si raggiungano a Venezia (73%) e Milano (69%, mentre a Salerno si scende al 50%”.
Ancor più indicativo l’atteggiamento sessista è emerso davanti all’affermazione ‘l’infedeltà sessuale di una donna è molto più grave di quella dell’uomo, che per sua natura è cacciatore’. “Nel complesso – commenta Misiti – gli studenti sono in disaccordo (62%), tuttavia più di un terzo del campione condivide questo doppio standard di giudizio. Inoltre, quest’opinione è molto differenziata dal genere: lo scarto tra le risposte di maschi e femmine è nettissimo, con i primi meno ‘sfavorevoli’ in un ordine che va dai 60 punti percentuali di Salerno ai 40 di Venezia”, Stesso discorso quando si parla di violenza di genere. “Le opinioni sull’affermazione per cui ‘molte donne in fatto di sesso vanno un po’ forzate, altrimenti non si sbloccherebbero’, cioè una sostanziale legittimazione o tolleranza verso comportamenti violenti ed aggressivi, indicano un disaccordo medio pari ad appena il 38%”, prosegue la ricercatrice. Anche in questo caso i risultati variano soprattutto tra i due sessi: in media le ragazze esprimono un disaccordo pari al 54% e i ragazzi solo del 19%, il che significa la legittimazione delle ‘forzature’ da parte di ben 4 maschi su 5. Il disaccordo è molto più elevato tra i liceali (media 44,3%) di quanto non sia tra gli studenti degli istituti tecnici (35%) e professionali (28%). Agli studenti delle superiori è stato poi chiesto un parere su famiglia e istituzione matrimoniale. Netta (49%) la preferenza verso la formula ‘sperimentale’, un periodo di convivenza precedente la formalizzazione, che però prevale a Venezia (55%), Lucca (51%) e Milano (47%), mentre a Salerno scende al 42%, a favore del matrimonio, indicato come meta ultima dal 30% del campione complessivo. La convivenza non strettamente legata all’idea delle nozze è scelta dal 16% degli studenti, che però a Milano arriva al 21%.
Commenti poco ‘maturi’ anche per quanto riguarda la considerazione degli immigrati, soprattutto nella fascia d’età più alta. Solo in due città (Venezia e Lucca) la quota di ragazzi in grado di stimare l’ordine di grandezza degli immigrati residenti nel nostro Paese ha superato il 20%, mentre tra le risposte errate la maggioranza (intorno al 50%) tende a sovradimensionare il fenomeno: in particolare questo avviene nelle due città più grandi, Milano e Venezia. I ‘non so’ espliciti vanno dal 21% di Venezia al 46% di Salerno e, curiosamente, sono dichiarati più dai ragazzi delle scuole superiori che da quelli delle medie. Dati che per il Cnr indicano “una grave carenza informativa imputabile anche ma non esclusivamente alla scuola e che pone una seria questione civile”, cioè l’incapacità di “valutare il fenomeno immigratorio, che appare esprimere anche una sostanziale indifferenza verso una questione che pure è tanto dibattuta”. Ma evidentemente con gli interlocutori sbagliati.