Se per la Cgil il personale della scuola almeno 4mila euro a causa del blocco di stipendi e contratti, per i Cobas la riduzione è molto più pesante.
Il sindacato di base di Piero Bernocchi va indietro nel tempo e fa conti precisi: “In base al confronto tra le tabelle stipendiali e il FOI (indice Istat dei prezzi per famiglie, operai e impiegati) dal 1990 al 2013 un dipendente della scuola con 20 anni di servizio ha perso mediamente il 28,5% di potere d’acquisto, corrispondenti a una perdita lorda mensile di 460 € per il collaboratore scolastico o di 650 € per un docente laureato delle superiori”.
Giusti o sbagliati che siano questi conti, resta il fatto che secondo i Cobas “il taglio dei salari reali non solo è iniquo, ma è dannoso per l’economia nazionale e per gli stessi conti pubblici”.
“Infatti – spiega il sindacato di base – tagliare i salari reali comprime la domanda interna di beni e servizi, che a sua volta riduce la produzione, l’occupazione e, di conseguenza, lo stesso gettito fiscale”.
Ovviamente secondo Bernocchi la recente decisione del Governo di prorogare il blocco degli stipendi fino al 31 dicembre 2014 è del tutto inaccettabile e per questo motivo conferma lo sciopero generale indetto da diversi sindacati di base per il 18 ottobre, sciopero che prevede anche una manifestazione nazionale a Roma.
Così come, per i Cobas, “è del tutto inaccettabile che qualcuno in rappresentanza dei lavoratori si sieda ad un tavolo di contrattazione della sola parte normativa che in questa congiuntura risulterebbe peggiorativa unendo così il taglio dei diritti al taglio degli stipendi”.
C’è solo da chiedersi, a questo punto, se la protesta già decisa dai sindacati di base potrà saldarsi con eventuali iniziative dei sindacati rappresentativi.
Se dobbiamo stare alla storia recente e passata una manifestazione unitaria è da escludere, ma è anche vero che la situazione attuale è del tutto nuova e inedita.
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