Il precariato del personale docente e ATA ha raggiunto dimensioni insostenibili e la pandemia ne ha messo ulteriormente in luce l’assurdità e l’ingiustizia.
In una delle prime esternazioni da titolare del MI, il ministro Bianchi, parlando del sistema di reclutamento, ha sottolineato la necessità di realizzare operazioni strutturali e di “uscire dalle azioni congiunturali e dalla continua emergenza” (cfr. qui). Siamo d’accordo, ma per realizzare questo obiettivo occorre un vero e proprio cambio di rotta rispetto alla politica scolastica di tagli, risparmi e razionalizzazioni che degli ultimi trent’anni. Occorre investire ingenti risorse per ampliare gli organici e stabilizzare ATA e docenti, usando a questo scopo anche una parte cospicua dei fondi del Recovery Plan.
Per tutti
Innanzitutto, è necessario confermare anche per i prossimi anni i cosiddetti “posti covid”, ma dopo averli trasformarti in normali posti inseriti in modo strutturale negli organici del personale docente e ATA.
Inoltre, occorre cancellare la distinzione tra organico di diritto e organico di fatto o in deroga e assumere a tempo indeterminato su tutti i posti disponibili.
Per il personale ATA
La scuola ha bisogno di recuperare i tagli di personale ATA dei decenni passati e tutt* coloro che hanno raggiunto i 24 mesi di servizio devono essere stabilizzat* dal 1° settembre.
Per tutti i profili occorre rideterminare i parametri di calcolo degli organici che devono tenere conto non solo del numero di studenti, ma, per i CS, anche di spazi (palestre, uffici, laboratori) e di ordine/grado della scuola; per gli AA, dell’aumento di complessità derivante dall’autonomia scolastica. Il numero dei plessi, inoltre, deve determinare un aumento d’organico più significativo rispetto a quello attualmente previsto.
Per i CS occorre tenere conto della presenza di lavoratori con mansioni ridotte.
Infine, occorre assumere assistenti tecnici di area informatica in tutte le scuole, anche dove non previsto dall’organico, per far fronte alle nuove esigenze di connessione.
Per i docenti
Stando ai dati recentemente forniti dallo stesso ministro Bianchi, quest’anno le supplenze annuali hanno raggiunto quota 213.000; di queste, quasi la metà sono su posti di sostegno (cfr. qui). Considerando i pensionamenti previsti, a settembre potrebbero superare quota 250.000.
Per porre un freno a questa deriva, è innanzitutto necessario che, dal 1° settembre 2021, oltre ai/alle docenti presenti nelle graduatorie valide per l’assunzione a tempo indeterminato, siano stabilizzat*, attraverso un concorso per soli titoli e servizi, tutt i/le docenti precari/ie con 3 anni scolastici di servizio, compres* coloro che avranno maturato tale requisito al termine di quest’anno scolastico, nonché tutt* gli/le specializzat* sul sostegno. Subito dopo il MI dovrà fare in modo che tutt* i/le docenti che ne dovessero risultare sprovvist* all’atto dell’assunzione possano conseguire l’abilitazione o la specializzazione nel corso del prossimo anno scolastico.
Parallelamente è necessario fare un passo indietro rispetto alla decisione di abolire il sistema del “doppio canale” non appena saranno definitivamente esaurite le Gae (legge Finanziaria del 2007). Il sistema del “doppio canale”, infatti, è l’unico in grado di riconoscere, in modo strutturale, da un lato il diritto all’assunzione a tempo indeterminato a chi della scuola garantisce ogni anno il funzionamento con il suo lavoro da precari, dall’altro la possibilità di entrare subito nella scuola in modo stabile a chi, magari appena laureat, vi si avvicina per la prima volta. (cfr. qui).
Per questi motivi invitiamo il personale ATA e docente, precario e non, a partecipare allo sciopero del 26 marzo e alle manifestazioni che si terranno in molte città insieme agli studenti e alle famiglie.
Giuseppe Follino e Edoardo Recchi – Esecutivo Nazionale COBAS – Comitati di Base della Scuola
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