La Legge di Bilancio per il 2022 dedica alcuni articoli alla scuola.
Si prevede di prolungare fino al termine delle lezioni i contratti COVID, ma solo per i docenti e non per il personale aggiuntivo ATA, necessario per le operazioni di sanificazione ma anche per la carenza cronica di personale. Attualmente parte del personale COVID ATA garantisce l’apertura dei plessi con orario prolungato che da gennaio non potrebbe più essere garantita. La soluzione di lasciare alle scuole la scelta se prolungare i contratti dei docenti o degli ATA, scaricherebbe sulle scuole i tagli decisi centralmente. Tutto l’organico COVID deve essere prorogato al 30 giugno, e poi assunto a tempo indeterminato.
Si inseriscono dal prossimo anno scolastico due ore di educazione motoria nelle classi quinte della primaria (dall’anno successivo anche nelle quarte). Le due ore saranno aggiuntive per le classi a tempo normale e in compresenza per le classi a tempo pieno. I docenti saranno selezionati con un concorso a cui si accederà con le lauree magistrali LM-67, LM-68 LM-47 e, se i concorsi non saranno espletati, si potrà attingere alle graduatorie delle classi di concorso A048 e A049. Tutto questo però senza oneri per lo Stato: il governo con i fondi risparmiati per i pensionamenti coprirà i costi; con il risultato di avere un organico minore per gli altri insegnamenti e ordini di scuola.
Sono previsti finanziamenti per abbassare i parametri per l’autonomia delle scuole (da 500 studenti a 300 per comuni montani e piccole isole); tali aumenti riguardano però solo l’anno 2022 (+ 40,84 milioni), mentre dal 2023 l’investimento verrà fortemente decurtato (+ 27,23 milioni). Nessun intervento strutturale contro le scuole monstrum formate da mille/duemila alunni e impossibili da gestire.
Si apre alla revisione dei parametri stabiliti dalla Riforma Gelmini, che aveva imposto un incremento del numero di alunni per classe. La legge di bilancio rinvia a un successivo decreto in cui saranno stabiliti le nuove soglie massime di alunni per classe, ma esse varranno solamente per le scuole ad alta dispersione scolastica: il tutto senza oneri per lo Stato, contando sul calo demografico e sui pensionamenti. Il problema delle classi pollaio riguarda l’intero paese ed è impensabile risolverlo a costo zero. Dopo due anni di pandemia e mobilitazioni, in cui abbiamo chiesto massimo 20 alunni per classe (15 con studenti diversamente abili), la montagna ha partorito il topolino!
Dal 2022 si prevede uno stanziamento ulteriore a favore dell’aumento degli stipendi dei Dirigenti Scolastici pari a 20 milioni annue (all’incirca 200 euro al mese a testa). Ricordiamo che gli unici stipendi che in questi anni sono aumentati sono proprio quelli dei DS (+ 26,7%) e dei DSGA (+9,9%), mentre gli stipendi del personale docente e ATA hanno perso in potere d’acquisto dall’11% al 21%: per cui, l’ Italia, insieme all’UK , è il paese con maggiore forbice stipendiale tra dirigenti e docenti.
Il progetto di differenziazione stipendiale dei docenti al fine di dividerli ulteriormente viene da lontano: fu già il ministro Berlinguer a proporla (fu costretto a dimettersi dalla mobilitazione che si determinò), ma poi il progetto è tornato fuori fino alla c.d. Buona scuola di Renzi del 2015, che ha modificato le funzioni del Comitato di Valutazione inserendo la valutazione del merito dei docenti con uno stanziamento iniziale di 200 milioni l’anno. Ma, anche per effetto della mobilitazione e della contrarietà diffusa in una buona parte della categoria, nel 2018 questi fondi sono stati destinati alle risorse oggetto della contrattazione d’istituto senza alcun vincolo di destinazione. Come RSU Cobas ci siamo impegnati a distribuirli il più possibile in modo ugualitario, sganciandoli da valutazioni sulla “qualità” del lavoro, usando casomai riferimenti solo alla quantità di lavoro aggiuntivo. Ma in molte scuole vi è stata una forte concentrazione del FIS nelle mani dello staff del DS, che svolge funzioni di competenza dirigenziale, per le quali andrebbe retribuito non con soldi stornati dal CCNL di docenti e Ata, ma con i fondi stanziati per il contratto dei dirigenti. Ora, tutti i fondi destinati al personale sono oggetto di contrattazione, senza alcun vincolo di destinazione: ma è possibile che il nuovo CCNL intervenga con vincoli peggiorativi per la contrattazione d’istituto.
Ammontavano a 10 milioni per il 2018, a 20 milioni per il 2019 e a 30 milioni per il 2020 e il 2021. Ora dal 2022 in poi il governo stanzia 240 milioni annui, decuplicando i finanziamenti per imporre una trasformazione della scuola perseguita da tutti i governi da 20 anni. Si amplia la valorizzazione a) del contributo alla diffusione nelle istituzioni scolastiche di modelli per una didattica per lo sviluppo delle competenze; b) del costante aggiornamento professionale. Ritornano le parole chiave della “cattiva scuola”: la scuola delle competenze addestrative, del saper fare da acquisire e dismettere, in linea con la precarizzazione del mercato del lavoro. Contro questa devastazione serve un’innovazione che metta al centro lo sviluppo degli strumenti cognitivi e dello spirito critico, in linea con il ruolo che la Costituzione assegna alla scuola, che non è quello di formare il capitale umano, ma cittadini consapevoli, dotati di spirito critico e autonomia di giudizio. Non manca il riferimento al marketing (la promozione della propria scuola) al quale purtroppo non pochi colleghi dedicano le proprie energie, ben sapendo che stanno vendendo solo fumo ai genitori-clienti. Al limite del ridicolo è il parametro della dedizione all’insegnamento, che tanto odora di maestre angeli dell’aula, di un’idea passatista della professione docente.
Ricordiamo al ministro Bianchi, e ai sindacati che siederanno al tavolo per il rinnovo del contratto, che la reale situazione salariale nella scuola è mortificata da anni e che è inaccettabile dirottare aumenti significativi su un ridicolo e presunto merito dei docenti; c’è bisogno al contrario di aumentare le buste paga per tutti i lavoratori/trici della scuola che questa volta non accetteranno un’altra elemosina, come è stato negli ultimi rinnovi del contratto.
Cobas scuola
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