Disporre di dati attendibili sull’edilizia scolastica non è facile. Il MI mette a disposizioni informazioni su quantità e alcune qualità degli edifici scolastici ma, quelle più recenti, si riferiscono all’a. s. 2018/2019. In soccorso ci vengono, però, i dati del XVII Rapporto Impararesicuri 2019 di Cittadinanzattiva e del recentissimo (marzo 2021) Ecosistema Scuola XX Rapporto di Legambiente sull’edilizia scolastica, entrambi riferiti a significative quantità di plessi. La vetustà dei dati ufficiali e la loro ristrettezza non è un problema da poco perché impedisce di avere un quadro della situazione aggiornato e ben delineato, fondamento di qualsiasi intervento in merito.
Lo stato dell’edilizia scolastica
Per l’a. s. 2018/19, il MI censisce in Italia (Trentino-Alto Adige escluso) 58.846 edifici adibiti a scuole; per molti edifici, però, non è riportato l’anno di edificazione. Considerando solo gli edifici di cui si conosce la data di nascita, si rileva che più della metà di essi è stata realizzata prima del 1975 e circa 1/3 prima del 1960; solo 3.000 edifici sono stati costruiti dopo il 2000. Un patrimonio immobiliare sicuramente vecchio, costruito in massima parte in epoche in cui le norme costruttive non erano quelle attuali. Ad aggravare la criticità della situazione, il Rapporto Ecosistema Scuola (condotto su 6.156 stabili in 87 comuni capoluogo di provincia, frequentati da circa 1,2 milioni di studenti) segnala che solo il 42,1% dispone del certificato di agibilità, il 47,6% quello di collaudo statico e il 55,9% di prevenzione incendi, con profonde differenze tra le varie parti del Paese: il certificato di agibilità esiste per il 57,5% degli edifici del Nord ma solo per il 18,9% di quelli Sud e per il 19,6% delle Isole.
Manutenzione e cura degli edifici
Dunque, un patrimonio immobiliare attempato che necessiterebbe di manutenzione e ristrutturazione, il che purtroppo avviene assai limitatamente. Come ci dice il Rapporto Ecosistema Scuola, gli edifici in cui sono state effettuate indagini diagnostiche dei solai negli ultimi 5 anni sono il 23,8% (al Sud il 13,2% e il 9,6% nelle Isole). Come pure preoccupante é il dato relativo agli edifici che necessitano di interventi di manutenzione urgenti: il 29,2% che sale paurosamente nelle Isole al 62%. Testimonia tutto ciò il rilevante numero di incidenti dovuti alla fatiscenza di molti edifici: tra settembre 2018 e luglio 2019 sono stati registrati 70 episodi di crolli e di distacchi di intonaco in sedi scolastiche (Rapporto Impararesicuri).
Le scuole in zone sismiche
Dal Rapporto Impararesicuri emerge che il 43% degli edifici scolastici si trova in zone ad elevato rischio sismico, il 57% in zone a rischio minore e appena il 9% è stato migliorato dal punto di vista sismico. Una situazione, quindi, estremamente preoccupante, considerata la frequenza degli eventi sismici in Italia.
Il ruolo della politica
A prima vista sembrerebbe che qualcosa si sia mosso: si è creato il Fondo Unico per l’Edilizia scolastica con il recupero dei fondi non utilizzati e dal 2014 sono stati stanziati quasi 10 miliardi di euro. Ma come ci avverte il Rapporto Ecosistema Scuola, dal 2014 al 2020, su 6.547 progetti programmati, 4.601 sono stati finanziati ma solo 2.121 sono stati ultimati: meno di 1/3. Siamo al paradosso di disporre dei fondi e non utilizzarli. Lo scorso 10 marzo il ministro Bianchi ha annunciato di aver firmato un DM che assegna 1,125 mld di euro per la manutenzione straordinaria delle scuole secondarie di II grado. Anche questo stanziamento, però, potrebbe fare la fine dei precedenti, cioè che ne venga spesa solo una esigua parte. Occorre intervenire anche per capire quali sono gli impedimenti e cercare di rimuoverli.
Il prossimo 26 marzo, in occasione dello sciopero indetto dai Cobas, ci asterremo dal lavoro e saremo in numerose piazza italiane per rivendicare anche il miglioramento della sicurezza degli edifici scolastici con cospicui investimenti e con procedure in grado di garantire la certezza che i progetti siano indirizzati alle situazioni realmente critiche e che siano portati a compimento presto e bene.
Carmelo Lucchesi coordinatore della rivista COBAS
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