Cobas: liceo del made in Italy, un dannoso strumento di propaganda.
Il 12 novembre il percorso normativo del liceo del made in Italy è sostanzialmente giunto al termine. Il Consiglio dei ministri ha approvato il Regolamento sulla definizione del quadro orario degli insegnamenti e del profilo di questo nuovo indirizzo. Il Regolamento rappresenta lo schema di un futuro DPR, necessario a completare a livello normativo quanto già avviato con la legge n. 206 del 23 dicembre 2023, che istituiva, tra la fitta selva di temi affrontati, il liceo tanto caro alla destra sovranista. Se dal punto di vista del Legislatore il progetto sembrerebbe compiuto, non altrettanto si può dire rispetto alla sua effettiva realizzazione nella scuola, che ne ha già messo in evidenza le numerose criticità, tanto che solo una minoranza di scuole aveva deciso di istituirlo per l’a.s. 2024/25 mentre, al termine delle iscrizioni, nemmeno 400 studenti in tutta Italia avevano deciso di frequentare questo indirizzo. Ora, la palla dovrebbe passare alle scuole che, come prevede la legge 206 all’art. 18 comma 5, potrebbero chiedere di istituire attraverso i propri organi collegiali questo indirizzo e di promuoverlo nelle iniziative di orientamento che si terranno tra dicembre e gennaio. È bene ribadire che non vi è alcun obbligo per le scuole di istituire il liceo fortemente voluto dal trio Meloni-Urso-Valditara ma soprattutto vi sono molte ragioni per starne alla larga, ragioni già chiare nel testo di legge ma ancor più evidenti nel Regolamento.
Innanzitutto, il Regolamento all’art. 4 ribadisce un aspetto fondamentale, la clausola di invarianza finanziaria; pertanto “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Quindi zero investimenti. Le scuole, che attiveranno questo indirizzo, dovranno trasformarsi in “tagliatori di teste”, espressione truce ma cara alla filosofia neoliberista, a cui questo liceo si ispira. Lo si evinceva già dalla legge 206 ma viene ora riconfermato dal quadro orario presente nel Regolamento: le scuole, che attiveranno una classe prima di questo liceo, dovranno rinunciare a una medesima classe del liceo economico-sociale, indirizzo presente da diversi anni nella scuola italiana e con iscrizioni in crescita. Dal quadro orario sono cancellate le tre ore settimanali di Scienze Umane, per cui spariranno cattedre e verrà archiviata una disciplina che in questi anni ha dato un contributo fondamentale alla diffusione di una lettura critica del presente attraverso gli strumenti culturali forniti dall’antropologia, dalla sociologia e dalla psicologia.
Il Regolamento impone poi l’introduzione di due laboratori interdisciplinari a partire dal secondo anno del primo biennio fino al quinto anno, per complessive 180 ore, con l’indicazione delle discipline coinvolte, l’attivazione obbligatoria di unità di apprendimento (UdA) e i temi da trattare, limitando così la libertà di chi insegna e dovrebbe scegliere liberamente le metodologie da adottare, soprattutto nell’ambito della didattica laboratoriale in prospettiva interdisciplinare. A ciò si aggiunge l’aumento del monte ore dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, la cosiddetta alternanza scuola-lavoro: il suo avvio è infatti anticipato al secondo anno del primo biennio, 20 ore che si sommeranno alle 100 ore da svolgere negli ultimi tre anni. Un cenno va fatto infine all’obbligo dell’insegnamento, nella lingua inglese, dei contenuti di un’altra disciplina (CLIL), insegnamento che deve essere realizzato nel terzo, quarto e quinto anno di corso, obbligatoriamente per almeno un terzo del monte ore annuale della disciplina individuata. Ciò significa sacrificare una parte significativa del monte ore di una disciplina, di norma veicolata nella lingua italiana, compromettendo in maniera pesante le possibilità per le e gli studenti di acquisire e padroneggiare il linguaggio della disciplina stessa. Il tutto senza investire un euro nella formazione delle e dei docenti sulla metodologia CLIL (per i/le quali tra l’altro sarebbe richiesto almeno un livello B2 se non C1).
Se poi ampliamo lo sguardo all’intera cornice ideologica di questo liceo, il Regolamento non fa che confermare quanto denunciamo da più di un anno: un indirizzo subordinato alle esigenze e alle richieste del mondo del lavoro; un liceo che, in nome delle “competenze imprenditoriali”, dovrebbe propagandare l’anacronistico prestigio di un presunto brand nazionale, con lo scopo di dare supporto e favorire lo sviluppo dei processi produttivi e organizzativi, senza minimamente promuovere un atteggiamento critico nei confronti dell’attuale mondo del lavoro, sempre più caratterizzato da precarietà, sfruttamento, salari da fame e mancanza di sicurezza. Non si devono formare studenti con strumenti culturali che permettano loro di pensare in maniera autonoma e critica, ma studenti che devono acquisire un “atteggiamento imprenditoriale” per affrontare “le sfide globali sul piano economico-finanziario e tecnologico”. Il messaggio è chiaro: il sistema economico-finanziario globale non può essere messo in discussione né, tanto meno, può essere cambiato.
Come COBAS continueremo invece la nostra battaglia culturale e sindacale contro questo abborracciato liceo, anche a fianco di coloro che già da tempo sono impegnati nella difesa di una scuola che non vuole diventare strumento di propaganda di chi è al potere.
Davide Zotti – Esecutivo nazionale COBAS Scuola
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