“Dal 15 dicembre 2021, l’obbligo vaccinale si applica anche alle seguenti categorie di personale: a) al personale scolastico del sistema nazionale di istruzione, delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale, dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore“, così il CdM del 24 novembre. La stragrande maggioranza di lavoratori della scuola (intorno al 95%) è già vaccinata, ma il governo, per nascondere incapacità e inefficienza, nonostante nelle scuole si stia lavorando regolarmente, impone la vaccinazione obbligatoria.
Una vessazione di cui non si comprendono le ragioni scientifico-sanitarie, poiché le aule continueranno a essere frequentate da una maggioranza (gli alunni) non vaccinata e, quindi, per evitare la diffusione della pandemia continuerà a essere determinante il rispetto delle regole (mascherine, uso del gel…), come ha fatto, dall’inizio dell’anno, tutto il personale, vaccinato e non. Questi ultimi, in particolare, per lavorare si sono sottoposti, a loro spese, ogni 48 ore a una verifica dello stato di salute mediante un tampone. È quindi evidente che questo provvedimento serve solo a nascondere lo stato disastroso della scuola pubblica ulteriormente accentuato dalle politiche del governo Draghi. Infatti, all’apertura di questo nuovo anno scolastico ci siamo ritrovati nelle stesse pessime condizioni precedenti:
– Personale (Docente e ATA) in numero insufficiente
– Presenza diffusa delle classi pollaio
– Nessun intervento significativo sull’edilizia scolastica
– Mancato rispetto della distanza di un metro fra gli alunni, grazie alla possibilità di deroga quando le classi sono numerose e/o le aule piccole
– Trasporti in condizioni disastrose
L’obbligo vaccinale non servirà certo a modificare tutto questo, mentre, di fatto, viene rimesso in discussione il delicato equilibrio che deve essere garantito tra i diversi diritti costituzionali: all’ istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 34 Cost.); alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); al lavoro e ad una retribuzione che garantisca libertà e dignità (artt. 4 e 36); alla libertà personale (art.13).
All’interno di un clima generale che punta sempre più sulla repressione per risolvere i problemi sociali, come è già avvenuto con le pesantissime limitazioni del diritto di manifestare. Poiché i Cobas Scuola hanno sin dall’inizio sostenuto che la vaccinazione, nella situazione determinata da decenni di tagli alla sanità, sia uno strumento fondamentale, anche se non l’unico, per combattere la pandemia, ma al contempo hanno ribadito il carattere volontario di tale scelta, chiedono che il CdM revochi immediatamente l’obbligo vaccinale, garantendo una prosecuzione serena della vita scolastica per lavoratori e studenti.
Esecutivo Nazionale COBAS Scuola
PUBBLIREDAZIONALE