Le prime 3-4 settimane di lezione si preannunciano decisamente calde: dopo lo sciopero del 17 settembre di Unicobas, si replicherà il 10 ottobre con uno stop deciso dai Cobas che intendono però unirsi agli studenti che, per parte loro, hanno annunciato per la stessa data manifestazioni e cortei nelle principali città italiane.
I Cobas non si fidano delle promesse di Matteo Renzi sulle assunzioni e chiedono che il presidente, se vuole davvero immettere in ruolo 150mila precari, deve convocare un Consiglio dei ministri che decida di inserire nella prossima legge di stabilità i 3-4 miliardi indispensabili per portare a termine l’operazione.
Ma è tutto il piano “Buona scuola” ad essere messo sotto accusa dai Cobas che non salvano nulla o quasi delle 136 pagine del documento.
Il no è netto su tutto: dalla valutazione, all’apprendistato, dal merito al registro nazionale del personale.
“Il piano-Renzi – sostengono i Cobas – è la ‘summa’ di tante distruttive proposte per scuole-aziende dominate da presidi-padroni, da lotte concorrenziali tra docenti ed Ata per qualche spicciolo in più, da valutazioni-quiz del lavoro docente e delle scuole, da apprendistato nelle imprese invece che istruzione”.
“I presidi – denunciano ancora – assumerebbero direttamente loro (e licenzierebbero) docenti ed Ata dopo una fantomatica ‘consultazione collegiale’, ed interverrebbero anche sulla carriera e sugli stipendi dei dipendenti”.
La proposta del sindacato di Piero Bernocchi è chiara e netta: ritiro del piano, assunzioni di tutti i precari e aumento di 300 euro netti mensili per tutti i docenti e Ata.
Ma 300 euro netti mensili equivalgono ad una spesa per lo Stato di circa 7-8mila euro all’anno per dipendente, che vorrebbero dire più o meno 7miliardi di euro all’anno.
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