Dal maggio 1990 all’agosto 2022 un docente della scuola superiore con 20 anni di servizio aveva perso il 29,6% di potere d’acquisto, un collaboratore scolastico il 31%, un assistente amministrativo o tecnico il 32,4%! Sono dati che abbiamo ricavato confrontando l’indice Istat Inflazione Famiglie Operai Impiegati con la retribuzione annua lorda, comprensiva di RPD o CIA, prevista dal CCNL 2016-2018. In base ai dati OCSE del 2021 i docenti italiani percepiscono circa il 20% in meno della media dei paesi OCSE, con retribuzioni inferiori anche ai colleghi della Colombia, del Costa Rica, della Grecia o dell’Ungheria. Il recente rinnovo parziale della parte economica del CCNL 2019-21 prevede incrementi stipendiali tabellari che vanno per il personale con 20 anni di servizio, dai 56 euro lordi (41 netti circa in base all’elaborazione di D. Mazzotti del MEF) per i collaboratori scolastici ai 65 euro lordi (48 netti circa) per assistenti amministrativi e tecnici, ai 77 euro lordi (circa 66 netti) dei docenti delle superiori! È evidente che si tratta di aumenti assolutamente insufficienti per recuperare la perdita di salario reale e per fronteggiare un’inflazione ormai al 12%. Infatti, applicando lo stesso metodo alle nuove retribuzioni, un docente delle superiori con 20 anni di servizio perde comunque il 26,5% di potere d’acquisto, un collaboratore scolastico il 27,9% e un assistente amministrativo o tecnico il 28,5%.
Si tratta di una prima sequenza contrattuale che riguarda solo la parte economica, che comunque dovrà essere completata con ulteriori accordi economici e con la parte normativa (che spesso è stata peggiorativa). Nell’accordo politico del 10 novembre e nella dichiarazione congiunta dell’11/11 il Governo si è impegnato a individuare ulteriori 100 milioni di euro con decreto legge e a cercare di stanziare ulteriori risorse con la legge di bilancio. Ma anche questi ipotetici fondi non copriranno la perdita di potere d’acquisto. È paradossale che a novembre 2022 si firmi solo la prima sequenza di un CCNL che riguarda il periodo che va dal 2019 al 2021! Si tratta di un contratto che è già scaduto e che è solo il terzo CCNL con aumenti stipendiali per i lavoratori della scuola degli ultimi 22 anni!
I Cobas scuola ritengono che sia necessario un investimento straordinario per recuperare il potere d’acquisto perso, per fronteggiare l’inflazione stabilmente a due cifre e per ridurre significativamente il gap con gli stipendi europei. Non solo, ma si tratta di un’inflazione che non è dovuta al potere contrattuale dei lavoratori (non è un‘inflazione “da costi” per usare una terminologia economica filo padronale), ma al caro energia, agli effetti della guerra e della speculazione finanziaria, alle strozzature produttive dell’economia globalizzata. Per cui, diventa ancora più pregnante la richiesta di reinserire la scala mobile o altri meccanismi legislativi che adeguino automaticamente per legge gli stipendi all’aumento dei prezzi, in modo che la contrattazione collettiva possa di nuovo servire per un aumento dei salari reali e per un’effettiva redistribuzione del reddito e riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali. Si tratta di una delle rivendicazioni dello sciopero generale e sociale indetto per il 2 dicembre dai Cobas e da tutto il sindacalismo di base e conflittuale con manifestazioni a Roma e nelle principali città, a cui invitiamo tutti i lavoratori della scuola a partecipare numerosi.
Esecutivo nazionale Cobas Scuola
pubbliredazionale