Contro il progetto di riforma della scuola che si sta iniziando a discutere in questi giorni in Parlamento, i Cobas hanno deciso di protestare, e anche in grande stile.
Per il 5, 6 e 12 maggio, in concomitanza con le rilevazioni dell’Invalsi, il sindacato di Piero Bernocchi ha proclamato uno sciopero nazionale dell’intero comparto.
Nei primi due giorni sono chiamati a scioperare i docenti e gli Ata dell’infanzia e della primaria, mentre lo sciopero del 12 riguarderà docenti e Ata della secondaria.
Ma quali sono i motivi specifici della protesta?
Innanzitutto c’è la questione delle immissioni in ruolo: “Come avevamo facilmente previsto – dichiara il portavoce Piero Bernocchi – la sbandierata assunzione in massa dei precari è stata l’arma di ricatto per imporre la cattiva scuola del Ddl governativo. Intanto le ipotetiche assunzioni sono già scese da 150 a 100 mila e sono state affidate non ad un decreto (pienamente giustificabile, data l’urgenza delle immissioni in ruolo) ma ad un Disegno di legge, e dunque probabilmente verranno ulteriormente ridotte a poco più del normale turn-over dei docenti; poi esse sono accompagnate dall’annuncio che per altri 200 mila precari ci sarà solo il terno al lotto di un nuovo concorso (dopo tanti già fatti) per 60 mila posti da qui al 2019″.
“Dunque – conclude su questo punto Bernocchi – al più 160 mila precari verrebbero stabilizzati in 5 anni, più o meno pari alla sostituzione dei docenti pensionabili, mentre per la maggioranza degli altri/e ci sarebbe l’espulsione”.
Nel mirino dei Cobas ci sono anche il ddl sulla scuola e il suo impianto complessivo: “Nel Ddl la cattiva scuola renziana si rivela in tutta la sua gravità di pessima “azienda” che mette insieme il peggio della politica scolastica di tutti i ministri dell’Istruzione da Berlinguer in poi. Un potere estremo viene assegnato ai presidi-padrone, modello Marchionne: potranno assumere e licenziare, a loro insindacabile giudizio, e sia i neoassunti sia i lavoratori/trici “stabili” perdenti posto si troverebbero alla loro mercé; decideranno loro i presunti “meriti” dei docenti, in base ai quali premiare e punire, e addirittura come e cosa dovrà insegnare ognuno/a, anche al di là delle competenze specifiche. Saranno poi autorizzati ad attorniarsi di uno “staff del 5%”, cioè di un manipolo di docenti retribuiti con migliaia di euro annui in più non in base ad un presunto merito didattico ma alla sudditanza ai voleri del preside-padrone e alla capacità di controllare gli altri docenti, sottomettendoli alle regole della scuola-azienda e della scuola-quiz”.
Per non parlare poi di altre novità che i Cobas considerano vere e proprie nefandezze: si va dai soldi alle private agli sgravi fiscali per le famiglie che mandano i propri figli nelle scuole paritariee, fino ai contratti di apprendistato per gli studenti.
Insomma, il progetto Renzi sulla scuola, secondo i Cobas, meriterebbe al massimo un 6 meno meno, ma a condizione che ponga capo almeno ad un bel piano di assunzioni e non alla copertura del turn over. Per tutto il resto è probabile che Bernocchi non intenda andare neppure al di là del mitico “zero spaccato”.
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