E’ difficile commentare la presa di posizione del Codacons che invita i sindaci a non aprire le scuole insicure.
Non si capisce bene se si tratta di un vero e proprio suggerimento o se sia una provocazione. I toni delle prime note di agenzie (ma per ora nel sito del Codacons non c’è traccia di un comunicato ufficiale) fanno propendere per la prima interpretazione.
Se è così c’è da chiedersi dove voglia andare a parare il Codacons perché se davvero si dovesse seguire questo suggerimento alcuni milioni di studenti si troverebbero dall’oggi al domani con le scuole chiuse.
Basta rileggere i dati di alcune indagini recenti per rendersene conto.
Prendiamo, per esempio, il monitoraggio effettuato da Legambiente su un campione ridotto di Comuni (e c’è da credere che gli Enti che hanno risposto erano anche quelli con le situazioni migliori).
Nel 2009 meno del 47% degli edifici scolastici disponevano del certificato di collaudo statico, la percentuale saliva al 56% se si parla di idoneità statica.
Il certificato di agibilità sembra quasi un optional: lo possiede il 54% delle scuole
Il certificato di prevenzione incendi è inesistente in 3 scuole su 5; le scale di sicurezza mancano nella metà degli istituti scolastici.
Abbondano le porte antipanico, presenti in 9 scuole su dieci mentre gli impianti elettrici sono a norma solamente in 8 scuole su 10 (il dato è allarmante, perché i rischi derivanti da impianti elettrici vecchi o comunque non in regola sono molto alti).
Gli enti che avevano partecipato all’indagine di Legambiente dichiaravano anche che un edificio su tre avrebbe avuto urgente necessità di interventi di manutenzione.
Se poi parliamo di altri problemi di carattere ambientale la situazione è persino peggiore: in più del 5% delle scuole è presente l’amianto e più del 7% sono vicine o molto vicine ad aree industriali. Ci sono addirittura scuole a3-400 metri da discariche o vicinissime ad aeroporti.
Insomma se quella del Codacons vuole essere una provocazione, ben venga; ma se si tratta davvero di un consiglio sarà bene riflette a lungo prima di metterlo in pratica.
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