Attualità

Codice appalti: ore di lavoro per comprare 4 videocamere (524 euro la spesa)

A leggere un atto amministrativo pubblicato nei giorni scorsi nel sito dell’Indire c’è quasi da non credersi: si tratta di un “decreto a contrarre e impegno di spesa”.
Il provvedimento si compone di tre pagine e richiama una serie di azioni preliminari finalizzate a consentire una corretta decisione finale.
Si va dalla richiesta del responsabile di progetto con cui si segnala la necessità dell’acquisto fino alla procedura per verificare la copertura di spesa, senza trascurare, ovviamente, una adeguata “ricerca di mercato” (si parla di “attenta disamina dei prodotti offerti sul Mercato elettronico della PA”).
Al decreto risulta allegata la scheda tecnica del prodotto e il decreto stesso sottolinea che sono stati acquisiti anche altri documenti essenziali: la dichiarazione sostitutiva di certificazione attestante il possesso dei requisiti di ordine generale previsti dalla normativa vigente per la partecipazione alle gare pubbliche da parte dell’impresa, la visura del Casellario informatico dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture dell’ANAC da cui non risultano annotazioni a carico della ditta; il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC), in corso di validità, della ditta dal quale si evince la regolarità contributiva da parte della stessa.
Con lo stesso decreto si nomina anche il responsabile del procedimento e si assicura la pubblicità degli atti (e infatti il decreto è disponibile nel sito).
Ma a cosa è finalizzata tutto questa produzione di carte e documenti, che equivale poi ad un certo numero di ore lavorative di uno o più impiegati dell’Istituto?
Ovviamente si pensa che come minimo l’Indire abbia dovuto rifare un’aula multimediale o abbia dovuto rinnovare gli arredi di almeno due tre uffici o che abbia dovuto sostituire un certo numero di computer.
Assolutamente no: il decreto riguarda l’acquisto di n. 4 videocamere per una spesa complessiva di 524 euro; avete letto bene e a scanso di equivoci scriviamo il numero in lettere:  cinquecentoventiquattro euro.
La nostra segnalazione, sia ben chiaro, non è una “presa in giro” nei confronti dell’Indire, ci macherebbe altro. Evidentemente se l’Istituto ha adottato questa complessa procedura è perchè questo è esattamente ciò che prevedono leggi e regolamenti.
Se si fanno due conti si scopre l’intera procedura non costa certamente poco: se si conteggiano le ore lavorative del personale, l’impiego delle attrezzature, il consumo di carta e così via è facile arrivare ad almeno 100-150 euro.
Ora la domanda è: ma in quale azienda, grande o piccola che sia, si impiegano risorse interne per 150 euro allo scopo di spendere 524 euro per rifornirsi all’esterno di beni o servizi?
Il fatto è che l’Indire non è colpevole di tutto ciò, anzi diciamo pure che è la vittima di meccanismi finalizzati ad un controllo formale (e fittizio) delle procedure ma non certamente alla efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa.
E quante altre procedure analoghe si svolgono ogni giorno nelle 8mila scuole italiane, negli 8000 Comuni e nelle migliaia di altri uffici pubblici sparsi nel nostro Bel Paese?

Reginaldo Palermo

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