Il caso della professoressa di Palermo sospesa dal servizio ha dato l’occasione ai sindacati di chiedere al Ministero di rimettere mano al codice disciplinare dei docenti.
E’ accaduto proprio nel corso dell’incontro svoltosi nel pomeriggio del 20 maggio e dedicato principalmente al tema delle risorse contrattuali.
La questione è particolarmente complessa e si trascina da una ventina di anni.
Con i primi contratti stipulati negli anni ’90 Aran e sindacati erano riusciti a trovare un’intesa per quanto riguarda il personale Ata per il quale, infatti, le sanzioni sono previste proprio dal contratto nazionale.
Per i docenti, al contrario, non si è mai trovato un accordo e quindi le sanzioni sono sempre quelle definite dalla legge, e dal Testo Unico 297 del 1994 in particolar modo.
Quando venne siglato l’ultimo contratto, nei primi mesi del 2018, la questione venne rinviata ad una sequenza contrattuale che si sarebbe dovuta concludere entro il 31 luglio dello stesso anno.
Ma, non appena aperto il confronto, i sindacati fecero sapere di essere nettamente contrari ad affrontare la questione se prima non si fosse modificata la legge Madia che prevede espressamente che i dirigenti scolastici possono irrogare ai docenti la sospensione dal servizio fino a 10 giorni.
Nel pomeriggio del 20 maggio i sindacati hanno riaperto il capitolo chiedendo però che il Ministero si impegni a ripristinare gli organi di garanzia che esistevano fino alla metà degli anni 90 quando per irrogare una sanzione il provveditore o il ministro dovevano acquisire il parere obbligatorio del comitato di disciplinare provinciale o nazionale.
La richiesta dei sindacati appare del tutto legittima ma destinata a cadere nel vuoto dal momento che il ripristino di tali organi potrebbe essere effettuato solo contestualmente al riordino complessivo degli organi collegiali della scuola, riordino di cui si parla inutilmente da almeno un decennio.
Il risultato è che la scuola continua a funzionare con organi collegiali ideati quasi 50 anni fa e ormai palesemente inadeguati, mentre la materia disciplinare è sottoposta a regole diverse per docenti, personale Ata e dirigenti scolastici.
Vediamo se, questa volta, sindacati e Ministero riusciranno almeno a decidere di avviare il confronto.
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