Nell’era della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, le nuove tecnologie costituiscono una leva importante per permettere alle donne di entrare e anche di rimanere nel mondo del lavoro, anche attraverso nuovi modelli organizzativi che si stanno sviluppando.
Sono diversi i progetti che negli ultimi anni si sono sviluppati per sostenere il talento all’innovazione, incoraggiando le giovani donne a promuovere idee, progetti, sviluppando l’adeguata professionalità che consentirà di costruire il loro futuro e la società di domani.
Uno di questi progetti, chiamato “Coding Girls”, sviluppato da Fondazione Mondo Digitale in partnership con l’organizzazione americana Girls Who Code, nasce proprio sia per abbattere le distanze tra generi in campo tecnologico che, secondo il World Economic Forum di questo passo sarà raggiunto tra 100 anni, sia per attrarre le giovani donne verso la carriera in ambito digitale.
Il programma, nato nel 2014 come iniziativa sostenuta anche dal Miur, dal Comune di Roma e dall’Università di Roma La Sapienza, prevede una staffetta formative tra le scuole, hackathon tematici, summer school, allenamenti di coding, formazione alla pari, training to train: un’esperienza immersiva tra il digitale e la robotica nella Palestra dell’Innovazione, con l’obiettivo di valorizzare i talenti femminile nel campo delle STEM. A fungere da motivatori e da supporto intervengono le ragazze coach di Girls Who Code, le giovanissime maker del Fab Lab e le studentesse e ricercatrici della Sapienza di Roma.
Oggi siamo giunti alla quarta edizione di un programma che ha visto sia allargarsi il panorama delle scuole in tutta Italia, il nascere dell’omonima associazione, e anche lanciato un progetto di alternanza scuola lavoro chiamato “coding: reazione a catena” in cui sono state coinvolte 27 ragazze delle diverse classi dell’IIS Emanuela Loi di Nettuno (Roma), per un totale di 16 ore con esercitazione pratica finale con le studentesse alle prese con la formazione di coding a classi di bambini della scuola primaria.
Un contesto, quello del “coding girls” fatto di laboratori, workshop, dimostrazioni, hackathon, contesti di apprendimento meno informali e proprio questo, più efficaci. All’insegna dell’assenza di situazioni codificate, previste e prevedibili, mentre la forza della formazione si gioca tutto sull’empatia e sulla capacità di relazionarsi.
Donna e digitale sempre più un connubio vincente dunque, messo in risalto anche dal premio Women&Technologies che nella edizione del 2018 ha premiato le dieci donne che meglio di altre hanno saputo coniugare creatività, innovazione e tecnologie in diversi campi: dai media alla pubblica amministrazione, dalla robotica alla cultura.
Le “tecnovisionarie”, cosi sono chiamate le vincitrici, verranno premiate il 27 maggio con una tela della collezione Anità Vania e Jessica Alessi di Secretary.it. Il premio, ha spiegato Gianna Martinengo, fondatrice di Women&Tech, “vuole rappresentare un importante tassello di cambiamento culturale: premiare il merito, perché premiando il merito femminile, si premiano quelle donne il cui contributo al progresso economico, scientifico, culturale e sociale è fondamentale alla crescita del Paese”.
Perché come riporta il Fondo Monetario Internazionale, l’empowerment femminile può contribuire alla crescita femminile, perché se da una parte le donne con titolo di studio superiore sono già oggi il 4% in più rispetto agli uomini e il gap di genere nelle materie STEM è ormai in linea con la media europea, la grande disparità la troviamo in realtà nel mondo del lavoro dove risultano inattive ancora il 51% delle donne.
Sembra proprio, quindi, che la spinta all’innovazione e alla crescita occupazione passi per il genere femminile.
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