Piace anche ai partiti d’opposizione l’intenzione della ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, Indipendente vicina al M5S, di introdurre entro il 2022 già dal primo anno della scuola primaria il ‘coding’ e il corretto uso di Internet rendendo la disciplina autonoma. Un programma che, se portato in porto, comporta anche la formazione del corpo docente, che proprio nel primo ciclo d’istruzione è meno avvezzo all’uso delle tecnologie informatiche e interattive.
Valentina Aprea, deputato di Forza Italia e capogruppo della Commissione Cultura, dice che è “una battaglia che Forza Italia sostiene con tenacia fin dall’inizio della legislatura, tanto da aver impegnato il Governo ad adottare iniziative per introdurne lo studio progressivamente entro il 2022 e presentato un emendamento al Decreto scuola che inserisce il coding tra le metodologie didattiche da acquisire ai futuri docenti nell’ambito dei crediti formativi (i cosiddetti Cfu n.d.r.) o durante il periodo di formazione e prova legato al concorso”.
Secondo l’on. Aprea, che durante la gestione Moratti al Miur fu anche sottosegretario, bisogna fare in fretta, se si vuole rispettare la scadenza del 2022: ”Non c’è più molto tempo, soprattutto se bisognerà formare tutti i docenti della scuola italiana a queste nuove competenze. Attualmente, al contrario, il digital divide dei docenti italiani rappresenta una tra le criticità più vistose della scuola italiana. Forza Italia solleciterà per questo i provvedimenti necessari perché la scuola italiana entri effettivamente nel terzo millennio”.
L’on. di Forza Italia, quindi, punta il dito Il divario digitale oggi esistente tra i docenti che hanno un accesso effettivo alle nuove tecnologie e chi ne fa un utilizzo basico, non compatibile con chi è poi deputato al loro uso a scuola e anche a trasmettere competenze.
Aprea ritiene che “l’introduzione dell’insegnamento del Coding sin dalla scuola dell’infanzia e primaria favorisce la formazione del pensiero computazionale, la creatività digitale, e più generalmente, la cittadinanza digitale”.
Per questo motivo, continua la forzista, “il Coding deve essere considerata come la quarta abilità di base per le nuove generazioni di studenti, insieme al leggere, allo scrivere e al far di conto”.
Secondo la capogruppo della Commissione Cultura, insegnare il coding ad alunni di sei anni rappresenterebbe “una svolta epocale e per questo auspichiamo che ci sia presto un confronto con il nuovo ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina che ha seguito il nostro impegno in commissione, per una scuola che guardi al futuro e sia sempre più competitiva per i nostri giovani”.
Il progetto del coding, quindi, trova consensi. A livello trasversale. Rimane da capire sia anche il Governo e il Mef siano dello stesso avviso: ricordiamo, a questo proposito, che l’educazione civica da introdurre in tutti cicli scolastici,, cavallo di battaglia della Lega e dell’ex vicepremier Matteo Salvini, introdotta poi con la Legge di Bilancio 2020, è stata comunque alla fine inglobarla all’interno delle altre discipline scolastiche.
Dall’ultimo rapporto Eurydice, dal titolo “Digital Education at School in Europe” (a disposizione anche la sintesi “Eurydice Brief Digital Education at School in Europe”), risulta evidente l’importanza della tecnologia nell’istruzione moderna.
Purtroppo, però, il grado di informatizzazione della scuola italiana rimane decisamente basso: durante l’ultima settimana del coding è stato rimarcato che l’Italia in fatto di digitalizzazione è tra gli ultimi Paesi dell’Unione europea: addirittura si posiziona solo al 25esimo posto.
Secondo l’indice digitale europeo Desi per il 2018, per il quarto anno consecutivo, nonostante dei leggeri passi avanti, il nostro Paese si colloca quasi all’ultimo posto in Europa nell’ambito delle competenze e dell’utilizzo del digitale: l’Italia si conferma infatti, solo al 25esimo posto su 28 membri della UE. L’unica nota positiva è la crescita della copertura della Fibra ottica in fase di forte recupero passando dal 23esimo posto al13esimo.
La Gilda degli Insegnanti ha raccolto le testimonianze di diverse scuole, che lamentavano di essere “carenti di mezzi informatici, con i dirigenti scolastici che ‘invitavano’ i docenti a portare i pc personali per metterli a disposizione degli alunni”.
Il problema non è tanto la mancanza di computer, ma la loro obsolescenza, la scarsità di sistemi operativi e software moderni. Anche le connessioni ad internet sono lente e difficoltose.
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