Si è conclusa in questi giorni la nona edizione del progetto promosso dalla Fondazione Mondo Digitale “Coding girls”. L’evento finale si è svolto a Torino, città che già da tempo ha ospitato l’iniziativa. Abbiamo chiesto a Cecilia Stajano, responsabile della comunità Mondo Digitale di raccontarci del progetto anche alla luce di eventuali prospettive future.
Al termine della nona edizione, qual è il bilancio di un’iniziativa unica nel suo genere, in termini di ricaduta e risultati attesi?
I risultati, in particolar modo per l’edizione 2022-2023, ci confermano il successo di una grande alleanza, quella tra scuole secondarie di secondo grado, atenei, formatori e studenti universitari, con il ruolo fondamentale dei partner coinvolti, grandi aziende sensibili ai temi affrontati che hanno messo in campo i loro collaboratori attraverso il volontariato “di competenza”, ma anche con il coinvolgimento delle istituzioni locali e nazionali.
Le sfide creative di programmazione hanno coinvolto 900 studenti di 50 scuole superiori, 34 atenei in rete, per un totale di 176 ore di formazione, 40 formatori, 9 hackathon già svolti (Roma, Milano, Gorizia, Salerno, Bari, Pisa, Palermo, Cagliari, Napoli) e altri tre in calendario da settembre (Bologna, Perugia, Ancona).
In questa edizione gli atenei hanno rivestito un ruolo ancora più importante per gli studenti e le studentesse delle superiori: gli universitari sono stati coinvolti, come tutor, formatori e role model; i dipartimenti sono stati protagonisti di azioni di orientamento e hanno anche ospitato e animato gli hackathon. Per la città di Torino, Coding Girls è al quarto anno: le scuole coinvolte sono state 16, di cui 5 secondarie di primo grado e 11 di secondo grado, tra Torino e Provincia. Sono state svolte 130 formazioni in presenza, 5 per ciascuna scuola media, suddivise in 3 incontri; 10 per ogni scuola superiore, suddivise in 5 appuntamenti. Poi, c’è da valutare l’impatto su ragazze e ragazzi. Proprio sul territorio di Torino è stata condotta un’esperienza pilota di analisi di impatto quantitativa non controfattuale del tipo prima/dopo, effettuata dall’Impact Evaluation Unit (Leu) del Collegio Carlo Alberto di Torino. Le ricercatrici hanno raccontato i risultati su La voce https://www.lavoce.info/archives/99919/coding-girls-linformatica-contro-il-divario-di-genere-
Dal punto di vista qualitativo, i progetti che sono andati in sfida negli hackathon hanno rivelato spirito di squadra, una competitività costruttiva. Protagoniste sono state le app, che da Roma a Palermo hanno mostrato Roma, piena aderenza ai principi di inclusività, creatività e innovazione con i quali sono stati giudicati. A Roma per esempio è stata ideata un’applicazione aiutare la comunità dei non udenti a gestire il patrimonio finanziario in completa autonomia, una invece per gestire o scambio di materiali riciclabili è stata progettata a Salerno, e a Pisa è stata creata un’app per ottenere informazioni sullo stato dei diritti e della libertà nei diversi paesi, infine, a Palermo è stata realizzata una smart room sostenibile per limitare costi e sprechi di corrente. Non vanno tralasciate, poi, le importanti collaborazioni: grazie a Microsoft la formazione è stata declinata anche sui temi della cybersecurity, per realizzare app mobili sicure. Con ING Italia, nel doppio appuntamento di marzo “Io conto” gli studenti si sono messi alla prova, in occasione della Global Money Week, con un hackathon per ideare un’app utile a pianificare un progetto dal punto di vista finanziario.
Futuro roseo, rosa o critico per le STEM nel mondo dell’education in Italia?
Dipende tutto da come il Paese riuscirà a cogliere la sfida dell’inclusione. Di questo passo – e non lo diciamo noi, ma il Global Gender Gap Report 2022 – il divario globale di genere potrà dirsi risolto in “ben” 132 anni. Pensiamo che sul tema l’Italia è al 63° posto su 146 paesi, piazzandosi dopo Uganda (61esima) e Zambia (62esima). In Europa siamo 25esimi su 35 Paesi. Siamo convinti, come Fondazione, che l’allenamento alle Steam sia uno strumento concreto per eliminare le differenti opportunità. Guardiamo i numeri: nella classifica di Linkedin dei 25 lavori più richiesti del 2023 in Italia troviamo nelle prime 10 posizioni 6 professioni legate alla tecnologia e secondo Almalaurea è innegabile che le studentesse abbiano spesso una marcia in più nel conseguire i titoli di studio nell’ambito tecnico-scientifico. Il Rapporto 2023 sul Profilo dei Diplomati mostra infatti che anche se provengono da contesti familiari meno favoriti (il 28,4% delle laureate ha almeno un genitore laureato rispetto al 34,6% degli uomini), le ragazze sono più motivate e intraprendenti, con percentuale minore dei ragazzi, che finiscono fuori corso e rappresentano circa il 60% dei laureati in Italia, con risultati migliori (il voto medio di laurea è 104,2/110 per le donne e 102,4 per gli uomini). Eppure, una volta raggiunti risultati importanti, c’è qualcosa che le obbliga a fermarsi. A cinque anni dal conseguimento del titolo le differenze di genere, in termini occupazionali, si confermano significative e pari a 4,2 punti percentuali: il tasso di occupazione è dell’86,7% per le donne e del 90,9% per gli uomini. Inoltre, gli uomini vengono assunti a tempo indeterminato in misura maggiore (60,1% rispetto al 52,6% delle donne a cinque anni dal titolo di laurea).
E allora ecco che diventa importante, ai fini della riduzione del divario di genere nel mondo del lavoro, sostenere le ragazze nella scelta di perseguire carriere nelle Steam, anzi fornir loro delle vere e proprie “prove” di abilità. Coding Girls fa soprattutto questo: cerca di dare fiducia alle studentesse nelle proprie potenzialità attraverso sfide con sé stesse e occasioni.
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