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Coding, in Italia non è ancora materia di insegnamento ma è una pratica già molto diffusa nelle scuole

In Italia il coding non è ancora una materia di insegnamento ma è già una pratica molto diffusa nelle scuole.

E’ quanto emerge da un recente rapporto che ha analizzato le modalità e la diffusione dell’insegnamento del pensiero computazionale nelle scuole dell’obbligo di diversi Paesi.

L’importanza del pensiero computazionale

Il pensiero computazionale è considerato ormai da tempo una abilità indispensabile al pari di leggere, scrivere e contare e quindi non riservata esclusivamente agli informatici, perché allena un modo di ragionare che non è dipendente dalla tecnologia ma di fatto aiuta a gestire il problem solving, capacità ormai ritenuta indispensabile nel mondo del lavoro.

Per ulteriore dettaglio, come riportato da Agenda Digitale, “il pensiero computazionale aiuta a sviluppare processi di astrazione, generalizzazione, scomposizione, valutazione e la definizione di algoritmi, espressi in linguaggi di programmazione”. In sostanza il coding è in grado di favorire lo sviluppo del pensiero computazionale e comprendere gli aspetti algoritmici della vita quotidiana e di ogni disciplina di studio.

Come si è arrivati ad oggi

Volendo ripercorrere un po’ di storia, è importante ricordare che il primo rapporto Europeo sullo sviluppo del pensiero computazionale risale al 2016 in cui veniva espressamente indicato come lo stesso dovesse essere inserito nei curricula in diversi Paesi.

In Italia, nel frattempo, era stato pubblicato il PNSD (Piano Nazionale della scuola digitale) che al tema del coding ha dedicato una specifica azione, arrivando ad oggi in cui le competenze digitali sono diventati uno dei pilastri dello sviluppo dell’Unione Europea. Infatti il “Digital Educational Action Plan 2021” invita proprio gli stati Membri allo sviluppo del “computer education” fin dai primi anni di scuola.

A marzo 2022, il JRC ha pubblicato il nuovo rapporto “Reviewing Computational Thinking in Compulsory Education”, che esamina l’integrazione del pensiero computazionale nelle scuole dell’obbligo in 29 paesi, europei ed extraeuropei (fonte Agenda Digitale).

Grazie a questa ulteriore spinta, 18 Paesi EU e 7 Paesi extra UE hanno già reso obbligatorio l’insegnamento del coding. Dei 4 rimanenti la Danimarca sta svolgendo un’iniziativa pilota, mentre Italia, Slovenia e Repubblica Ceca hanno in programma politiche in questo senso.

Come si può portare il coding all’interno della didattica

L’introduzione di tale insegnamento può avvenire con diverse modalità, come insegnamento transdisciplinare, come materia autonoma o all’interno di altre materie specifiche come possono essere la matematica o la tecnologia.

Nei primi anni di scuola si adotta una metodologia in cui si cerca di far lavorare i bambini in gruppo per trovare insieme soluzioni a problemi reali tramite lo svolgimento di giochi, mentre nella scuola secondaria si lavora più sul problem solving.

Sono tante le applicazioni e le discipline che possono essere sviluppate e studiate partendo dalla base del coding. Una di queste è la musica.

Il live coding, ovvero creare musica sviluppando programmi in diretta, non è un’idea nuovissima, ma grazie alle applicazioni messe a disposizione oggi da tante aziende del settore quest’attività è alla portata di tutti. E’ stato creato un linguaggio di programmazione che permette di scrivere codice che diventa musica suonata sul proprio PC grazie all’utilizzo di strumentazioni quali sintetizzatori o campioni già predefiniti.

Altra disciplina che ha come base il coding è la realtà aumentata, oggi praticabile tramite applicazioni specifiche come “Metaverse” che consentono di provare e sviluppare esperienze di AR attraverso l’utilizzo di scene e blocchi funzioni senza dover scrivere codice specifico.

Nel nuovo piano del MI relativo alla “Scuola 4.0” prevede tra le altre cose di colmare il divario digitale con l’equipaggiamento di un PC o tablet per ogni studente, insieme alla connessione a Internet e percorsi personalizzati per utilizzare efficacemente queste risorse.

Inoltre, il piano prevede aule equipaggiate per il digitale, quindi schermo, computer con relativo software con connessione ad Internet.

Il coding ormai, per fortuna, non è più un perfetto sconosciuto all’interno del nostro universo scolastico.

Dino Galuppi

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