Home Politica scolastica Coi soldi delle mafie non si pagano le borse di studio

Coi soldi delle mafie non si pagano le borse di studio

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Nel 2013 fu approvato dal Parlamento un emendamento a un decreto legislativo secondo il quale il 3% dei soldi sequestri alle mafie andassero a finanziare il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio.

Fatta la legge, smarita la via della sua attuazione.

“Dopo 4 anni la questione è tornata in Parlamento con una interrogazione della deputata di Sinistra italiana Celeste Costantino che si è avvalsa del question time per chiedere alla ministra Fedeli chiarimenti in merito al mancato trasferimento dal 2014 di queste risorse che avrebbero potuto finanziare perlomeno 10 mila borse di studio”: lo scrive Il Sole 24 Ore che riporta pure la risposta della ministra.

La Ministra Fedeli

“Nella sua risposta al question time la ministra Fedeli ha segnalato che il finanziamento non è mai confluito per via della complessità del meccanismo contabile che vede innanzitutto come prima parte in causa l’Agenzia che gestisce i beni confiscati alla mafia vigilata dal ministero dell’Interno e che versa quanto confiscato al Fondo unico della Giustizia, gestito da Equitalia Giustizia spa. A sua volta quest’ultima «storna le somme in conto entrate al bilancio dello stato per essere riassegnate con decreto del Mef allo stato di previsione della spesa del ministero della giustizia. Il 3% del totale delle somme indicate deve confluire nel Fondo integrativo statale».

Ma come ha spiegato la ministra «a decorrere dall’anno di entrata in vigore della norma e per gli anni precedenti, nessuna delle amministrazioni interessate, ivi compreso il Miur, che poteva avere un ruolo propositivo, si è resa parte attiva per un procedimento così complesso». Da qui la conclusione laconica della Fedeli che ha avvertito che «ora» il ministero si è attivato «per sollecitare l’attuazione della norma ed ottenere nel più breve tempo possibile e segnatamente, cioè in sede di assestamento di bilancio per l’anno 2018, il risultato concreto necessario».