Categorie: Didattica

Coinvolgere i ragazzi di quartieri difficili in tutte le regioni del sud

Vincenzo Spadafora, garante dell’infanzia e adolescenza, ha lanciato a Napoli “Io sono qui”, il progetto che coinvolge 8 scuole di altrettante città delle 4 regioni obiettivo convergenza del Sud Italia: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia e che sarà realizzato sul campo dall’Associazione Visionair.

“I progetti funzionano se si coinvolgono i ragazzi concretamente, lasciando loro qualcosa. Lo dico perché sono io stesso cresciuto nella periferia nord di Napoli e so quanto il lavoro di insegnanti illuminati e delle associazioni ha aiutato me e i miei amici a non prendere strade sbagliate e a stare nelle regole”.

LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.

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Il percorso parte da una scuola napoletana, l’Istituto Isabella d’Este Caracciolo, nel quartiere Sanità dove i ragazzi realizzeranno un reportage sulla notte bianca della Sanità, in programma il 16 dicembre a Napoli. “E’ significativo – ha affermato Spadafora – che il progetto parta da Napoli, e sono convinto che attraverso questi video raggiungeremo migliaia di ragazzi, per allargare ancora il progetto che ha visto impegnata tutta la struttura dell’autorità garante dell’infanzia e adolescenza. In più c’è il valore dei fondi europei, che spesso, si dice, noi italiani non riusciamo a spendere e che invece stavolta vengono impiegati in maniera concreta e importante”.

Nell’ultimo anno però soprattutto nel capoluogo campano, sono sempre più numerosi i minori che diventano parte fondamentale nell’organizzazione dei clan: “Non c’è dubbio – ha spiegato il garante dell’infanzia – che la criminalità, non solo in Campania, cerchi di coinvolgere gli adolescenti e di trasferire ai più piccoli quella che è un’eredità familiare. Io sono stato di recente in diversi istituti penali minorili, non solo in quello di Nisida a Napoli, ma anche in Calabria e Sicilia, i ragazzi mi hanno raccontato che per alcuni di loro l’esperienza dell’istituto penale si trasforma in una sorta di liberazione dalle vie che sono costretti a prendere dalle proprie famiglie. Noi dobbiamo continuare a lavorare da una parte con le forze dell’ordine, dall’altra con progetti nelle scuole e con associazioni sul territorio. Un bell’esempio c’è a Barra con il ‘Tappeto di Iqbal dove i volontari, per sottrarre alla strada i figli di famiglie criminali sono impegnati in numerose attività per gli adolescenti”.

Pasquale Almirante

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